27 Febbraio #PolarBearDay: ecco come l’uomo sta cancellando gli orsi polari dalla faccia della terra

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27 Febbraio #PolarBearDay: ecco come l’uomo sta cancellando gli orsi polari dalla faccia della terra

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Oggi 27 febbraio è il Polar Bear Day, la Giornata internazionale dell’Orso Polare. Creature forti, capaci di resistere alle bassissime temperature dei Poli ma anche molto fragili, minacciati dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai. Una specie a rischio, che sta facendo le spese della pesante impronta umana sulla Terra.

Suo malgrado, infatti, l’orso polare è diventato proprio il simbolo della lotta ai cambiamenti climatici e dei catastrofici impatti sul nostro pianeta, a partire proprio dal Polo Nord.

Per gli orsi dell’Artico la lotta per la sopravvivenza si contrappone al più grande problema ambientale del nostro tempo, contro il quale questi animali non possono fare molto se non nulla.

Negli ultimi 30 anni abbiamo perso tre quarti della calotta polare e sono anni che il centro di ricerca statunitense National Snow and Ice Data Center registra un preoccupante record negativo dell’estensione della calotta artica. Pare che non se ne possa più uscire: il riscaldamento globale scioglie i ghiacciai che aiutano a raffreddare la temperatura della Terra, rendendo il nostro pianeta ancora più caldo.

Gli orsi, purtroppo, stanno sperimentando gravi effetti. Sono cambiate le loro abitudini alimentari, ad esempio. Per la prima volta essi si sono visti costretti a mangiare i delfini.

Ma c’è di peggio. Sempre più immagini mostrano orsi polari denutriti, costretti a scavare tra i rifiuti per trovare il cibo o addirittura morti di fame. Un’immagine triste è quella della fotografa Kerstin Langenberger che in un’isola dell’arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico, ha fotografato un orso magrissimo, emaciato.

Alcuni anni fa, Jenny E. Ross dell’International League of Conservation Photographers (ILCP), ci ha mostrato cosa accade a Manitoba, in Canada dove gli orsi vanno a caccia nelle discariche.

Anni fa, il fotografo Lars Ostenfeld, dopo 12 anni è tornato a visitare la baia di Hudson, in Canada, nota da sempre come la capitale degli orsi polari. Ebbene, non c’era più neve.

O ancora, succede anche che gli orsi finiscano per diventare creature da mettere in bella mostra, com’è accaduto in un centro commerciale cinese.

COME POSSIAMO SALVARE L’ORSO POLARE?

Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare per qualcosa per salvare i meravigliosi orsi polari.

Basta seguire alcune semplici accortezze che indirettamente riducono la nostra “impronta” sul pianeta:

regoliamo sempre il termostato di casa o dell’ufficio a pochi gradi. Ricordiamoci che 20 gradi, con 2 di tolleranza, è il limite massimo di temperatura stabilito da una normativa nazionale (DPR 412/1993 modificato dal DPR 551/99) per abitazioni, uffici, scuole e negozi. Per ogni grado di temperatura oltre questa soglia, per tutto l’inverno, la spesa di riscaldamento aumenta del 6 o 7%. E di conseguenza aumentano le emissioni nell’ambiente.

Investiamo, inoltre, in efficienza energetica, usiamo poco l’auto e tanto la bici.

E, soprattutto, insegniamo ai nostri figli a vivere una vita sostenibile!

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