12 Maggio 1730. Un terremoto di Mw 5.8 colpisce per l’ennesima volta la Valnerina

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12 Maggio 1730. Un terremoto di Mw 5.8 colpisce per l’ennesima volta la Valnerina

Quello con il terremoto è, per le aree interessate dal fenomeno iniziato ad agosto 2016 e che è ancora in piena evoluzione, un “rapporto’” molto stretto e che dura da secoli. Smentendo indirettamente le ipotesi, spesso fantasiose e legate ai più diversi teoremi complottisti, che ciclicamente si riaffacciano.
Tratto da www.Umbriaon.it

Katia Bellillo

Katia Bellillo

Il 12 maggio 1730 un forte terremoto (l’ennesimo in questa zona) colpì la Valnerina, a dimostrazione della sismicità molto elevata della zona, che in una ricerca storica interessante fatta da Katia Bellillo, umbra che vive in Umbria e che alla fine degli anni ’70 fu per due volte ministro per gli Affari regionali nei governi de L’Ulivo, ricerca appunto che mette in evidenza molti eventi avvenuti in Umbria nei secoli addietro.

Attraverso testi e studi si va indietro nel tempo per 737 anni e si trova tracce documentali di terremoti – alcuni davvero disastrosi – risalenti al 1279. Cosa, questa, che mette a dura prova anche le tesi pseudo religiose che hanno originato violente polemiche.

norcia-terremoto-3-novembre-2016-11279 – Il 30 aprile l’Appennino umbro-marchigiano fu interessato da un terremoto che precedette di poche ore un secondo evento distruttivo verificatosi nell’Appennino tosco-emiliano. Alcuni cronisti medievali hanno descritto questi eventi come un unico fenomeno abbracciante gran parte dell’Italia centrale. L’area di danneggiamento del terremoto umbro-marchigiano fu comunque ampia. Fonti coeve e attendibili attestano che due terzi degli edifici di Camerino furono distrutti mentre Cagli, Fabriano, Matelica, San Severino Marche, Cingoli, Nocera, Foligno e Spello rimasero “diroccate”. Tutti i castelli (ossia insediamenti minori cinti da mura) nelle montagne tra Nocera e Camerino “patirono molti danni”. Il castello di Serravalle (di Chienti) sarebbe restato sepolto da una frana, forse innescata dal terremoto. Non si hanno dati attendibili sul numero – comunque molto elevato – delle vittime né sull’estensione dell’area di risentimento, a parte il fatto che essa comprese certamente Roma. Le notizie dei terremoti del 1279 ebbero vasta eco nell’Europa centrosettentrionale: se ne trovano menzioni in cronache austriache, tedesche e polacche. (Studio di riferimento: Monachesi ed. 1987)

terremoto31328 L’area di danneggiamento del terremoto del 1 o forse del 4 dicembre comprende Norcia, dove gran parte degli edifici e le mura crollarono, Preci, Visso, S. Martino, Montesanto, Cerreto e Castel S. Giovanni, che subirono danni genericamente gravissimi. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata ma l’evento fu certamente avvertito a Foligno, Roma e Ripatransone, nelle Marche meridionali. Non si hanno dati attendibili sul numero – comunque molto elevato – delle vittime. Le repliche potrebbero essere proseguite per un mese. (Studio di riferimento: Monachesi ed. 1987)

Le macerie1352-1353 Il sisma del 25 dicembre colpì le colline a sud di Monterchi e l’alta Val Tiberina. La rocca d’Elci crollò uccidendo la guarnigione; l’abbazia di S. Giovanni di Marzano subì gravissimi danni. A Sansepolcro parte degli edifici e delle mura crollò, causando alcune vittime. Gli edifici pubblici di Città di Castello subirono danni gravi ma riparabili. La notte tra il 31 dicembre 1352 e il 1 gennaio 1353 una nuova forte scossa causò ulteriori crolli e un maggior numero di morti a Sansepolcro. Le repliche potrebbero essersi protratte per un mese. Non si hanno dati attendibili sul numero dei morti, che furono comunque molti, anche per la presenza a Sansepolcro di truppe mercenarie dei Visconti, acquartierate per l’inverno. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata; l’evento del 25 dicembre fu avvertito probabilmente ad Arezzo e certamente a Bologna. (Studio di riferimento: Castelli et al. 1996)

terremoto-castelluccio-di-norcia1389 I danni maggiori del terremoto del 18 ottobre si concentrarono nel territorio a nord-est di Città di Castello dove, oltre a un numero imprecisato di edifici isolati, crollarono i castelli (insediamenti fortificati) di Castelguelfo, Baciuccheto e Pietragialla, al confine con le Marche. Crolli e danni più o meno gravi e diffusi si ebbero a Sansepolcro, Città di Castello, Mercatello sul Metauro e Urbania. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata, anche se l’evento potrebbe essere stato avvertito a Gubbio e forse a Forlì. L’evento principale fu preceduto da una scossa minore il 16 ottobre e seguito da repliche fino alla seconda metà di novembre 1389. (Studio di riferimento: Castelli et al. 1996)

terremoto- San Pellegrino1458 Il terremoto del 26 aprile fu preceduto da parecchie scosse avvertite a Città di Castello il giorno e la notte precedenti. L’evento principale si verificò tra le 12 e le 13 ora locale, causando crolli e danni gravi a circa 400 edifici di Città di Castello (circa un terzo del totale, secondo stime coeve) e lesionando gli altri. Nel contado di Città di Castello subirono danni ville (case signorili) e villaggi imprecisati. L’area di danneggiamento comprese Sansepolcro e Montone. L’estensione dell’area di risentimento è imprecisata; le scosse furono certamente avvertite a Gubbio e a Perugia, la cui popolazione ai primi di maggio continuava a pernottare all’aperto. I morti furono da 14 a 25 a Città di Castello e “assai” nel contado. Le repliche proseguirono almeno fino al 4 maggio. (Studio di riferimento: Castelli et al. 1996)

terremoto- San Pellegrino1599 L’evento del 5 novembre fu preceduto da lievi scosse avvertite a Cascia dal principio di ottobre e da una scossa che lesionò parecchi edifici il 4 novembre. Nella notte 5-6 novembre la scossa maggiore causò a Cascia il crollo di più di quaranta case, e danni gravi a tutti gli altri edifici. L’area di massimo danneggiamento comprese Cascia, Chiavano, Castel S. Giovanni, Roccatamburo, Mucciafora, Colle Giacone, Giappiedi e Maltignano. Norcia subì danni più lievi. I morti furono 8 a Cascia e 40 nel contado. L’area di risentimento comprese le Marche, parte della Romagna, Roma e L’Aquila. Numerose repliche forti ma senza danni si ebbero fino al gennaio 1600. (Studio di riferimento: GNDT 1994)

terremoto- San Pellegrino1703 I terremoti del gennaio-febbraio, localizzati in Umbria e Abruzzo sono per l’Italia centrale una delle più significative sequenze sismiche dell’ultimo millennio. Gli eventi maggiori si ebbero il 14 e 16 gennaio e il 2 febbraio. L’evento del 14 gennaio interessò con i massimi effetti una vasta area dell’Umbria e del Lazio all’incirca compresa tra Norcia e Amatrice. Quello del 16 gennaio è meno ben conosciuto e sembrerebbe meno significativo. L’evento del 2 febbraio causò invece gravissime distruzioni tra Lazio e Abruzzo, specialmente nell’area compresa tra Antrodoco e L’Aquila e “finì di distruggere” varie località danneggiate dalle scosse precedenti. Numerosi villaggi completamente distrutti furono abbandonati. Le vittime furono circa 10.000. L’estensione dell’area di risentimento non è stata affrontata in maniera sistematica, ma incluse certamente Milano, Venezia e Napoli. (Studio di riferimento: Monachesi ed. 1987)

Norcia terremoto21719 La mattina del 27 giugno una scossa di terremoto interessò Norcia e Cascia dove si aprirono ampie fenditure negli edifici nuovi, costruiti dopo i terremoti del 1703. Subirono danni abbastanza gravi l’abbazia di S. Eutizio, Preci, Saccovescio, Croce, Castelvecchio e Tuturano. Fonti di seconda mano sostengono che a Norcia ci sarebbero state alcune vittime e che l’area di danneggiamento non avrebbe compreso la pur vicina Visso. L’evento fu avvertito a Spoleto, Foligno, Perugia, Rieti e Roma. Una replica meno forte viene segnalata, la sera dello stesso giorno, da osservatori di Cascia e Perugia. (Studio di riferimento: GNDT 1994)

norcia-terremoto-fabio-toni-20161102-wa00451730 Il terremoto del 12 maggio interessò con i maggiori effetti il territorio di Norcia, dove i castelli di Onde, S.Martino, Casciolino, Castell’Innocenzo e Belvedere rimasero “adeguati al suolo”. Crolli e danni abbastanza gravi si ebbero a Norcia, Campi, Ancarano Cascia. Un danneggiamento meno intenso si ebbe nella confinante area marchigiana, a Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Vallestretta, Vallinfante e Visso. L’evento fu avvertito in tutto il territorio marchigiano, fino a Pesaro, Senigallia, Macerata e Ascoli Piceno; in Umbria, almeno fino a Foligno; in Abruzzo a L’Aquila e Vasto; nel Lazio ad Amatrice e Roma. L’evento ricade in un’area interessata dai violentissimi terremoti del 1703. Per alcune località non è possibile distinguere quanto il danneggiamento attestato sia imputabile al terremoto del 1730 e quanto alle preesistenti cattive condizioni degli edifici. (Studio di riferimento: Monachesi ed. 1987)

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