Mortalità mondiale in netto calo, ma aumentano le malattie

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I tassi di mortalità a livello globale continuano a scendere, in modo particolare fra i bambini sotto i cinque anni. Tuttavia, all’allungamento della speranza di vita non corrisponde ancora un analogo allungamento degli anni della stessa liberi da malattie e disabilità
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I tassi di mortalità a livello globale continuano a diminuire in tutti i gruppi di età. A questa dinamica hanno contribuito notevolmente, soprattutto a partire dal 2006, i progressi compiuti per ridurre i tassi di mortalità di alcune delle malattie, e in particolare quelli dovuti a infezioni respiratorie, diarrea, nascite pretermine, HIV/AIDS e malaria, che  sono diminuiti complessivamente del 30 per cento in un solo decennio.

I più grandi progressi sono stati ottenuti soprattutto nella fascia di età fino ai 5 anni, dove per la prima volta i decessi sono scesi sotto i 5 milioni: nel 1970 erano 16,4 milioni, nel 1990 11 milioni, e nel 2006 7,5 milioni.

A riferirlo sulle pagine di “The Lancet”, è il Global Burden of Disease Study 2016 (GBD) realizzato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) – una fondazione finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e dallo Stato di Washington – con il contributo di oltre 2500 collaboratori di 130 paesi.

Lo stato della salute mondiale

Phanie / AGF

Il rapporto indica che l’aspettativa di vita media globale alla nascita oggi è di 75,3 anni per le donne e di 69,8 anni per gli uomini. Il Giappone ha la più alta speranza di vita per entrambi i sessi (83,9) e la più elevata per le donne (86,9), ma fra la popolazione maschile il record passa a Singapore (81,3).

Con un’aspettativa di vita di 84,6 anni per le donne e 79,9 per i maschi, anche l’Italia si colloca nel gruppo di testa, al di sopra della media dei paesi ad alto reddito (rispettivamente 83,5 3 e 78,3 anni). Il paese che ha invece l’aspettativa di vita più bassa è la Repubblica Centrafricana (50,2 anni).

Il rapporto segnala anche che molti paesi – e in particolare l’Etiopia, le Maldive, il Nepal, il Niger, il Portogallo e il Perù – hanno visto incrementi della speranza

di vita che vanno ben al di là di quanto ci si sarebbe attesi sulla base della dinamica di sviluppo del paese, e che sarebbe importante studiare più attentamente le politiche sanitarie di successo messe in atto per cercare di trasferirle ad altre nazioni in difficoltà.

Cause di morte e disabilità

Nel complesso, le morti da malattie infettive sono diminuite, con l’eccezione della dengue che nel 2016 ha causato 37.800 morti, con un vistoso aumento (81,8 per cento) rispetto al 2006, e della tubercolosi resistente ai farmaci, con 10.900 morti e un aumento del 67,6% sempre rispetto al 2006.

ll 72,3 per cento di tutte le morti è dovuto però a malattie non trasmissibili, fra le quali primeggia – con l’eccezione dei paesi a più basso reddito – l’infarto, con un aumento del 19 per cento a livello mondiale dal 2006 (in Italia + 10,5 per cento). Un forte aumento (+ 31,1 sul 2006) si è riscontrato anche nelle morti da diabete (in Italia +12,8 per cento), il cui numero assoluto – 1,43 milioni – ha superato quello di tubercolosi (1,21 milioni) e malaria (719.500).

Lo stato della salute mondiale

Secondo il Global Burden of Disease Study, dal 2006 a oggi, il numero di decessi legati a conflitti e terrorismo è aumentato del 143 per cento. Nell’immagine, le macerie di piazza Zanbaq, a Kabul, dove il 31 maggio scorso un camion bomba ha causato 80 morti e oltre 400 feriti. (Xinhua/Avalon.red / AGF

Malgrado una diminuzione complessiva delle morti per suicidio (- 3 per cento sul 2006), il numero dei suicidi rimane estremamente elevato (817.000) e mostra un aumento del ricorso ad armi da fuoco, secondo un trend analogo anche nei decessi dovuti ad aggressioni interpersonali (globalmente 390.000).

E’ invece in drammatico aumento il numero di decessi da conflitti e terrorismo, che ha raggiunto le 150.500 unità (+143 per cento sul 2006), in gran parte a causa dei conflitti in Nord Africa e Medio Oriente.

Purtroppo alla diminuzione dei tassi di mortalità rispetto al 1990 per la maggior parte delle cause non ha corrisposto un analogo declino degli anni vissuti liberi da disabilità. Per molte importanti cause di disabilità, i tassi sono rimasti stabili, mentre per altre, come il diabete, sono aumentati.

Il maggiore aumento dei tassi di disabilità ha interessato la fascia di età fra i 40 e i 69 anni, ed è legato a patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, e in particolare a discopatie alle vertebre lombali e cervicali (prima causa di disabilità in Italia), patologie sensoriali come la perdita dell’udito o la cecità (seconda causa in Italia), emicrania, depressione, disturbi d’ansia e anemia da carenza di ferro.

Lo stato della salute mondiale

Le principali cause di disabilità grave sono però ictus, broncopneumopatie ostruttive, diabete e cadute. Le prime tre di queste, osservano gli estensori del rapporto, sono legate in misura significativa agli stili di vita, e in particolare al fumo e alla dieta.

Alzheimer e altre demenze legate all’età mostrano una significativa tendenza all’aumento, la cui incidenza in Giappone e in Italia è addirittura raddoppiata rispetto alle aspettative di dieci anni fa. Se si sommano gli anni persi rispetto alla vita media per morte prematura e quelli passati in condizioni di disabilità, in Italia l’Alzheimer si trova al terzo posto di questa triste classifica, subito dopo lombalgie e infarto.

“Dato che le popolazioni stanno invecchiando e la prevalenza di malattie disabilitanti aumenta notevolmente con l’età – ha commentato Christopher Murray, direttore dell’IHME – i sistemi sanitari dovranno affrontare una crescente domanda di servizi generalmente più costosi degli interventi che hanno permesso una diminuzione della mortalità nell’infanzia o in età adulta.”

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