Greenpeace France: la carta dei rischi nucleari. «Saremmo tutti interessati»

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Greenpeace France: la carta dei rischi nucleari. «Saremmo tutti interessati»

40 milioni di persone a rischio si verificasse una catastrofe nucleare “tipo Chernobyl” vicino a Parigi
www.greenreport.it

Mentre in Francia aumentano le denunce per le falle nella sicurezza delle centrali nucleari gestite da Edf e un terzo del parco nucleare francese è in  panne o fermo. Greenpeace France dice che «Siamo tutti più che mai preoccupati per il rischio nucleare. In Francia, il 66% di noi vive a meno di 75 km da un reattore nucleare». Per questo Greenpeace France ha pubblicato una cartografia interattiva che visualizza concretamente il rischio nucleare legato ai 58 reattori presenti nel Paese e quelle che l’associazione definisce «Le protezioni insufficienti di cui beneficiamo».

La carta di Greenpeace punta a far vedere i rischi che corrono i francesi in caso di incidente nucleare  e permette di identificare le centrali più vicine al luogo dove si abita e di capire quale potrebbe essere l’estensione della contaminazione radioattiva nel caso di una catastrofe del tipo  di quella di Chernobyl o di Fukushima Daiichi.

Per esempio, con questa carta gli abitanti di Lione possono constatare che appena 40 Km li separano dalla centrale nucleare di Bugey, mentre gli abitanti di Parigi vivono a 100 Km dalla  centrale di Nogent-sur-Seine e verrebbero colpiti se si verificasse una catastrofe nucleare “tipo Chernobyl”: 40  milioni di persone sarebbero interessate dalla contaminazione radioattiva.


Per capire quali rischi si corrono e avviare la simulazione, basta scrivere il nome del luogo dove si abita o il suo codice postale. Per lanciare la simulazione degli effetti di un incidente nucleare, è  anche possibile cliccare direttamente sulla carta in corrispondenza del luogo scelto e verrà indicata la centrale Edf più vicina, permettendo di visualizzare l’impatto sul territorio di un incidente nucleare nella centrale in questione.

A Greenpeace France spiegano che «Sulla versione attuale di questa carta abbiamo scelto di far figurare le 19 centrali francesi sfruttare da Edf , così come le 2 centrali nucleari belghe sfruttate da Engie-Electrabel. In Francia, la zona PPI è la zona nella quale si applica il Plan Particulier d’Intervention (PPI). Questo piano comporta un insieme di misure che devono essere applicate dal Prefetto in caso di incidente in un sito nucleare. L’impatto radiologico (contaminazione radioattiva) dell’incidente di Fukushima si è esteso su un perimetro di oltre 100 km. Per quel che riguarda la catastrofe di Chernobyl, il perimetro era di più di 300 km. La Francia ha tratto qualche lezione da questi incidenti nucleari? Il Piano attuale prevede una zona di… 10 Km. Nel 2016, Ségolène Royal, allora ministro dell’ambiente, annunciò il raddoppio di queste zone (20 km). Però, per il momento ci sono solo una circolare adottata e non dei decreti applicativi pubblicati». Il calendario di applicazione della misura dell’ex ministra socialista resta sconosciuto e Greenpeace sottolinea che così «Un PPI, anche se allargato a 20 km, resta un PPI troppo restrinto».


Con 58 reattori nucleari per 67 milioni di abitanti, la Francia è di gran lunga il Paese più nuclearizzato del mondo davanti a Giappone e Usa, ma secondo Greenpeace «Lo stato del parco nucleare francese è molto preoccupante. Tanto per ricordare, 37 di questi 58 reattori sono oggi colpiti da dei problemi di anomalie. A causa di numerose défaillances, 18 di questi reattori sono attualmente fermi, cioè circa un terzo del parco! A questi problemi di sicurezza si aggiungono delle défaillances estremamente inquietanti in materia di sicurezza: le centrali francesi e belghe, costruite in un’epoca in cui le minacce non erano le stesse di oggi, non sono protette di fronte ad atti dolosi».

Secondo il rapporto  “La sécurité des réacteurs nucléaires et des piscines d’entreposage du combustible en France et en Belgique, et les mesures de renforcement associées”, le maggiori preoccupazioni riguardano le 58 piscine per lo stoccaggio temporaneo del combustibile nucleare esausto di Edf,. che sono risultate «molto mal protette di fronte a questi rischi di attacchi esterni».

A questo si deve aggiungere la catastrofica situazione finanziaria di Edf determinata proprio dal nucleare  che impedisce alla multinazionale energetica francese di investire nella manutenzione delle centrali nucleari e nel prosieguo del suo programma industriale.  Greenpeace France si chiede  «Comme Edf farà fronte ai lavori necessari per mettere in sicurezza le piscine di stoccaggio del combustibile nucleare esausto« e dice che  il risultato è che «In 40 anni, il rischio di incidente nucleare non è mai stato così grave».


Un rischio che riguarda anche i vicini della Francia, Italia compresa, che si sono già lamentati con Parigi per i pericoli che vengono dalle centrali nucleari francesi, a cominciare dalla Svizzera e dalla Germania, ma anche dal Belgio e dal Lussemburgo, mentre il nostro governo sembra più “comprensivo”.

Infatti, le simulazioni della carta di Greenpeace France dimostrano che «Un incidente nucleare che coinvolga una delle centrali di Edf può avere delle conseguenze catastrofiche su diversi Paesi e su milioni di cittadini/e europei/e».

Greenpeace si rivolge a tutti di cittadini francesi, belgi, tedeschi e lussemburghesi: «Dobbiamo denunciare e rifiutare il rischio nucleare al quale siamo esposti in Europa. Condividiamo questa carta dei rischi nucleari intorno a noi e chiediamo a Edf di agire. La compagnia deve mettere in sicurezza gli impianti esistenti, in particolare le 58 piscine adiacenti ai 58 reattori presenti sul territorio francese. Edf deve anche, urgentemente, cambiare rotta e investire nelle energie sicure, pulite e oggi a buon mercato».

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