E’ di oltre 300 morti e migliaia di feriti il bilancio del terremoto al confine tra Iran e Iraq

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In Iraq, a Darbandajan, e in Iràn, nella provincia di Ilam, le autorità hanno chiesto agli abitanti di dormire fuori casa.


DIGHE A RISCHIO
C’è peoccupazione per due dighe del Kurdistan iracheno, nelle vicinanze dell’epicentro di un sisma. “La diga di Darbandikan ha subito dei danni a causa di una frana nel monte adiacente che ha causato la caduta di massi sul corso d’acqua dell’impianto oltre al crollo di abitazioni vicine”, hanno detto sia il ministro dell’Agricultura della regione autonoma del Kurdistan Abdul Sattar Majid che il ministro iracheno per le Risorse idriche Hassan al Janabi, come riporta la tv satellitare al Sumaria. Il ministro curdo ha invitato la popolazione di allontanarsi dalla diga”. “La diga di Hamrin è in una situazione buona e sembra che non abbia subito crollo o danni”, ha precisato il ministro al Janabi secondo il quale anche nella più lontana e ben più grande diga non sono giunte notizie di danni.

• KHAMENEI MOBILITA FORZE DI SICUREZZA
“L’obiettivo dei responsabili ora è quello di accelerare gli aiuti e di soccorrere le persone rimaste intrappolate sotto le macerie”. La guida suprema iraniana Seyyed Ali Khamenei, citato dall’Irna, ha inviato un messaggio al Paese e ha chiesto a esercito e pasdaran di intervenire nelle aree colpite dal sisma. Il ministro dell’Interno, Abdolreza Rahmani Fazli, ha riferito che sono stati allestiti ospedali da campo e di temere per le aree rurali “dove si prevedono altre vittime”.

Intanto il presidente iraniano, Hassan Rohani, è in contatto permanente con il ministero dell’Interno. È stato creato un comitato di crisi che ha già tenuto una riunione di emergenza per valutare l’entità della tragedia. Il sisma ha causato importanti danni nei villaggi di  Kermanshah, Ghasr Shirin, Sarpul e Azgale, e ha interessato anche l’Iraq.


• LA MACCHINA DEGLI AIUTI
L’agenzia IRNA riferisce intanto che le autorità della regione iraniana di Kermanshah stanno distribuendo tende e coperte tra la gente, rimasta al freddo durante la notte. La corrente è stata ripristinata quasi ovunque, tranne che a Sar pol Zahab. Mobilitati 145 elicotteri delll’aviazione per il soccorso ed il trasporto dei feriti; l’esercito ha inviato 4 dei suoi battaglioni nelle zone terremotate.

Si trovano già a Kermanshah, sia il comandante dell’esercito iraniano, sia il comandante del corpo dei Pasdaran. In particolare, il reparto del genio militare dei Pasdaran, la base Khatam Al Anbiyah, ha spiegato il comandante Abdollahì all’agenzia Mehr, è entrato in azione per rimuovere le macerie nelle regioni di Kermanshah, ma anche in quella di Elam, a sud-ovest del territorio iraniano.

• SOLIDARIETA’ TRA TURCHI E CURDI
Il dramma del terremoto ha allentato un po’ la tensione tra la Turchia e i curdi iracheni. I rapporti tra i due sono diventati più difficili dopo il referendum che lo scorso settembre ha sancito l’indipendenza del Kurdistan Iracheno (il cui risultato è stato poi congelato). Ora, però, davanti alla devastazione la Turchia si riavvicina all’Iraq del nord manifestando solidarietà e inviando aiuti. Un atteggiamento opposto alle ritorsioni economiche e alla chiusura del confine, più volte oggetto di minaccia da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nelle scorse settimane, che avrebbero al contrario messo in ginocchio la già debilitata economia dell’intera regione.

Il premier turco Binali Yildirim ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime, annunciando che la prima tranche di aiuti è stata già consegnata da un aereo militare: cibo, medicine e 250 tende nella città di Sulaymaniyah, epicentro del sisma. “La Turchia è al fianco delle vittime del terremoto che ha colpito il nord dell’Iraq, li consideriamo nostri fratelli”, ha detto Yildirim. Un primo convoglio di aiuti è stato già consegnato per cercare di far fronte alla necessità alimentari e sanitarie della popolazione. La Mezzaluna Rossa si è già attivata  per raggiungere al più presto le aree colpite”.

• I PRECEDENTI
Nell’aprile del 2013 la repubblica islamica d’Iran fu colpita da due terribili scosse, a distanza di sei giorni l’una dall’altra, la prima di magnitudo 6,4, la seconda di 7,7, la più alta mai registrata nel paese dal 1957. I due terremoti fecero una quarantina di morti, un numero esiguo se paragonato alle oltre 40.000 vittime (e i 300.000 feriti) del terremoto di magnitudo 7,4 verificatosi nel paese nel giugno del 1990.

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