Il gigantesco geoglifo dell’orca ritornato alla luce in Perù

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Il gigantesco geoglifo dell’orca ritornato alla luce in Perù

Si tratta di un geoglifo che si era perso nella memoria degli studiosi e che solo grazie al lavoro di un archeologo peruviano è tornata al suo splendore.
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Dimenticata per 50 anni dagli archeologi, l’enorme orca lunga 70 metri e incisa su una collina desertica in prossimità di Palpa, una regione del sud del Perù, è tornata al suo splendore di una volta

Secondo i ricercatori la figura incisa nel terreno (tecnicamente un geoglifo) era una creatura quasi mitica nell’antica tradizione peruviana e risalirebbe a circa 2.000 anni fa. Potrebbe essere una delle figure più antiche della regione di Palpa e sicuramente più antiche delle note “linee di Nazca”, non molto distanti da essa, le quali rappresentano figure di animali, linee rette e forme geometriche di vario tipo.

Prima del lavoro di ripristino, il geoglifo appariva sbiadito e poco chiaro. | Johny Isla

Vista prima degli Anni Settanta. Si parla di riscoperta perché il geoglifo della balena killer era già presente in un catalogo archeologico di geoglifi stampato negli Anni Settanta e conservato presso l’Istituto Archeologico Tedesco a Bonn. Conteneva molte immagini di Palpa e Nazca.

L’archeologo Johny Isla del Ministero della Cultura del Perù lo ha consultato circa 4 anni fa e si è reso subito conto che quel particolare geoglifo era stato dimenticato: nessuno si era più occupato di studiarlo e di preservarlo. Non erano neppure note esattamente le coordinate della posizione del geoglifo che, peraltro, non era più noto neppure alla popolazione locale.

Isla ha pertanto iniziato una faticosa ricerca, utilizzando Google Earth e sopralluoghi a piedi. Allargando via via l’area della ricerca è arrivato ad individuarla.

L’orca si trova su un pendio e qusto la rende più facilmente erodibile. | Johny Isla


Ci sono voluti però quasi due anni di lavoro per ripulirla e ripristinarla, in quanto stava per essere completamente erosa dal vento. «L’orca è stata disegnata su un pendio, più soggetto all’erosione rispetto alle figure che si trovano su aree pianeggianti«, ha spiegato Isla.

Interessante è il modo con il quale è stato raffigurato l’animale, ossia spostando le pietre lungo le linee che lo delineano, esattamente come facevano le persone della cultura Nazca che realizzarono simili figure tra il 100 avanti Cristo e l’800 dopo Cristo. Unica eccezione gli occhi: rappresentati da piccoli mucchi di pietre.

Una delle più famose “linee di Nazca”: la scimmia.

Il paesaggio della regione in cui si trovano i geoglifi di Nazca e di Palpa corrisponde sostanzialmente al deserto costiero del Perù tagliato da piccole vallate che formano delle oasi.

La gente viveva ai margini di tali vallate, dove era possibile recuperare acqua dolce e utilizzava le aree superiore per realizzare i loro geoglifi. Questi occupano un’area complessiva (tra quelli di Palpa e quelli di Nazca) di circa 450 chilometri quadrati, all’interno della quale sono stati scoperti più di 1.000 geoglifi, alcuni dei quali più lungi di 400 metri. Anche se sono ancora molti i misteri che avvolgono tali lavori è ormai fuori dubbi che fossero simboli religiosi.

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