Otto depositi di ghiaccio affiorano dal suolo di Marte

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Otto depositi di ghiaccio affiorano dal suolo di Marte

L’analisi dei dati raccolti dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha rivelato la presenza di abbondanti riserve di ghiaccio sul Pianeta Rosso. In otto siti alle medie latitudini, il ghiaccio affiora per effetto dell’erosione, e si estende fino a circa 100 metri di profondità: si tratta di un’abbondante riserva di acqua per le possibili future missioni di colonizzazione
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Influenza l’attuale geomorfologia del pianeta e potrebbe conservare una registrazione della sua storia climatica. E se fosse in quantità sufficienti, potrebbe rappresentare una risorsa essenziale per la sua futura esplorazione ed eventuale colonizzazione.

Parliamo dell’acqua di Marte, la cui presenza in forma di ghiaccio è stata documentata in alcune regioni, da una profondità di 100 metri a a 1-2 metri sotto la superficie, grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Science” da Colin Dundas dell’Astrogeology Science Center del Geological Survey degli Stati Uniti a Flagstaff, in Arizona, e colleghi di altri istituti di ricerca statunitensi. Sono otto, in particolare, i siti in cui il ghiaccio d’acqua arriva ad affiorare per effetto dei fenomeni di erosione del suolo.

Dundas e colleghi sono giunti alla conclusione analizzando i dati ottenuti con il Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), la sonda della NASA lanciata nel 2005 per condurre osservazioni del suolo marziano ad altissima risoluzione e individuare così potenziali luoghi di atterraggio per future missioni.

Otto depositi di ghiaccio che affiorano su Marte

Una suggestiva immagine in colori reali (Credit: NASA/Johnson Space Center/Kevin M. Gill)

L’High-Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE), dotato di un potere risolutivo di 0,3 metri per riprese da 300 chilometri, ha restituito immagini dettagliate che hanno consentito d’individuare il ghiaccio in sette siti nell’emisfero sud, e in un ottavo nell’emisfero nord, all’interno del cratere Milankovic.

Sono tutti luoghi situati alle medie latitudini e con caratteristiche simili: si tratta di pendenze molto ripide rivolte verso i poli, in cui gli intensi fenomeni di erosione hanno fatto affiorare notevoli quantità di ghiaccio sotto la superficie. Inoltre, sono formati da strati geologicamente giovani: i crateri da impatto sono infatti pochi, il che corrobora l’idea che gli strati sono stati esposti in superficie per un arco di tempo relativamente breve.

L’abbondanza dei dati raccolti ha consentito agli autori anche di formulare un modello della stratificazione dei depositi di ghiaccio, nonché alcune ipotesi sulla loro possibile origine e sulla loro evoluzione nel tempo.

La struttura verticale è piuttosto semplice: superficialmente, e fino a una profondità di circa 10 centimetri, si trova uno strato litico secco, formato da polveri, roccia e regolite (lo stesso materiale incoerente che si trova per esempio sul suolo lunare). Più sotto, fino a una profondità di 1-2 metri, si trova un suolo ricco di ghiaccio: in sintesi, materiale roccioso i cui pori sono stati riempiti di ghiaccio.

Ancora più sotto c’è il ghiaccio più puro, con un contenuto di materiale roccioso inferiore a pochi punti pecentuali. Questo strato probabilmente si estende fino a oltre un centinaio di metri di profondità e costituisce la massa principale del materiale che si vede affiorare dalle scarpate ripide (un po’ come la parte sommersa di un iceberg, che ne costituisce gran parte della massa). Alla base di tutto c’è uno strato roccioso solido, con ulteriore possibile presenza di regolite.

Per quanto riguarda la possibile origine del ghiaccio, gli autori ritengono che sia l’esito dell’accumulo di precipitazioni nevose, che si sono compattate sempre più con il passare delle stagioni. il vento ha poi fatto il resto, coprendo il tutto con polveri e detriti.

Le immagini raccolte nell’arco di tre anni marziani, cioè di tre rivoluzioni del pianeta intorno al Sole, rivelano infine che il ghiaccio si ritira di pochi millimetri a ogni estate per effetto della sublimazione, cioè del passaggio di stato dell’acqua da ghiaccio direttamente a vapore.

I depositi di ghiaccio sono quindi molto più estesi di quanto si supponeva, e potrebbero rappresentare una riserva di acqua abbondante e facilmente accessibile, anche se si trovano a latitudini di circa 55° nord e sud, dove i rigidi e bui inverni marziani non consentirebbero una facile realizzazione di colonie umane.

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