Scoperta in Israele una fantastica tomba pre-egizia di 3.600 anni fa

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Scoperta in Israele una fantastica tomba pre-egizia di 3.600 anni fa

La camera sepolcrale, rinvenuta nell’antica città-stato della Cananea, contenente oggetti  preziosi, potrebbe appartenere alla dinastia reale che governò la città prima che venisse conquistata dagli Egizi nel XV secolo a. C.
di Philippe Bohström
www.nationalgeographic.it

La straordinaria scoperta, nell’antica città-stato cananea di Megiddo, di una sontuosa camera sepolcrale risalente a 3.600 anni fa perfettamente conservata ha lasciato increduli gli archeologi, non solo per la quantità di ricchezze scoperte al suo interno, ma anche per le informazioni che tale ritrovamento potrebbe fornire sulla dinastia reale che governò questo importante centro prima che venisse conquistato dagli Egizi agli inizi del XV secolo a. C.

Vedi anche E’ davvero di Isaia il sigillo trovato a Gerusalemme?E’ davvero di Isaia il sigillo trovato a Gerusalemme? Decifrato un altro rotolo del Mar Morto La tomba di Gesù fu costruita da Costantino La scoperta della tomba, contenente offerte funerarie e resti umani, rimasta intatta a distanza di 3.600 anni ha lasciato increduli gli archeologi. Fotografia di Robert S. Homsher

L’antico sito di Megiddo, situato a circa 30 chilometri a sud di Haifa, nel nord di Israele, per quasi cinque millenni – dal 3.000 a. C. al 1918 – ebbe il controllo su un passaggio strategico dal quale transitavano le principali rotte commerciali e militari. Affacciato sulla valle di Jezreel, il sito è stato teatro di numerose e importanti battaglie che hanno modificato il corso della storia, guadagnandosi il nome di Armageddon (che deriva dal nome ebraico della città, Har-Megiddo, “monte di Megiddo”), con cui si indica la battaglia finale fra le forze di Cristo e quelle di Satana alla fine del mondo, e di cui si fa accenno nel Libro dell’Apocalisse.

L’esercito del faraone egizio Thutmose III assediò la città fortificata di Megiddo nella prima metà del XV secolo a. C.: fu la prima battaglia che coinvolgeva il Vicino Oriente antico di cui si ha testimonianza storica. Dopo un assedio di sette mesi, la città si arrese al faraone, che fece della Cananea una provincia del suo impero.

I gioielli d’oro che ornavano la sepoltura dell’uomo adulto comprendono (dall’alto): un diadema, un braccialetto e una torque. Fotografia di Peter Lanyi, The Israel Museum, Gerusalemme

Una scoperta inaspettata

Per 115 anni, Megiddo è stato un sito di indagini scientifiche e le più recenti campagne di scavo internazionali, condotte sotto la direzione di Israel Finkelstein e Mario Martin dell’Università di Tel Aviv e di Matthew Adams del W.F. Albright Institute of Archaeology di Gerusalemme, sono iniziate nel 1994.

Il sito archeologico, Patrimonio dell’umanità, è stato scoperto grazie alle campagne di scavo, che hanno portato alla luce un numero di monumenti senza precedenti, fra cui palazzi, templi e mura cittadine dell’età del bronzo e del ferro (fra il 3.300 e 586 a. C.). Ma gli archeologi non avrebbero mai potuto immaginare di scoprire una tomba perfettamente preservata risalente alla media età del bronzo (circa 1.700 – 1600 a. C), periodo in cui il potere di Megiddo era al suo apice, prima che la dinastia regnante si arrendesse alla potenza dell’esercito di Thutmose.

L’inaspettata scoperta è avvenuta dopo che gli archeologi iniziarono a notare delle crepe sulla superficie di un’area di scavo adiacente ai palazzi dell’età del bronzo scoperti negli anni Trenta. I ricercatori avevano intuito la presenza di una cavità sottostante, racconta Adams. Poi, nel 2016, la scoperta: un corridoio sotterraneo che conduce a una camera funeraria.

Due dei tre individui sepolti nella tomba di famiglia di alto ceto sociale così come sono stati trovati dagli archeologi. Ricostruzione di Adam Prins e Robert Homsher

La camera conteneva i resti di tre individui: un bambino di età compresa fra gli otto e i dieci anni, una donna di circa 35 anni e un uomo fra i 40 e i 60 anni, tutti adornati di gioielli d’oro e d’argento, fra cui anelli, fermagli, bracciali e spille. L’individuo maschile adulto indossava una collana e un diadema d’oro e in generale tutti gli oggetti rinvenuti dimostrano doti artistiche di alto livello.

Oltre alle preziose sepolture perfettamente conservate, gli archeologi erano incuriositi dalla posizione della tomba, adiacente al palazzo reale di Megiddo, risalente alla media età del bronzo.

“La grandezza della struttura, le scoperte di valore e la vicinanza al palazzo reale indicano che ciò che avevamo di fronte era una sepoltura di una famiglia prestigiosa”, spiega Finkelstein.

Gli oggetti rinvenuti nella tomba testimoniano la natura cosmopolita di Megiddo a quel tempo e la presenza di ricchezze accumulate grazie alla sua posizione strategica che permetteva di controllare le principali rotte commerciali del Mediterraneo orientale. Oltre ai gioielli, la tomba conteneva vasi di ceramica provenienti da Cipro e recipienti in pietra forse importati dall’Egitto.

Decine di targhe di avorio contenenti incisioni, ritrovate nella tomba, ricoprivano un tempo una scatola di legno che non si è conservata fino a noi. Fotografia di Peter Lanyi, The Israel Museum, Gerusalemme

La tomba dei regnanti?

I ricchi ornamenti degli individui sepolti nella tomba sembrano indicare la presenza, nell’antica Megiddo, di una società complessa e altamente stratificata, con un’élite ricca e potente al vertice.

Oltre al ritrovamento della collezione di preziosi manufatti provenienti dagli angoli più remoti del Vicino Oriente antico, i ricercatori sperano di acquisire importanti informazioni grazie allo studio dei resti dei tre individui. Inoltre, durante le operazioni di scavo della tomba, gli archeologi hanno scoperto altri resti umani seppelliti in un’area vicina.

Melissa Cradic, esperta di riti funerari antichi della regione e parte del team di ricerca, spiega che nella tomba si sono verificate due fasi rituali: la prima coinvolgeva la sepoltura di almeno sei persone in un breve lasso di tempo; la seconda prevedeva lo spostamento di quegli stessi resti nella parte posteriore della tomba, mentre tre individui deceduti di recente venivano posti nella parte anteriore della camera sepolcrale.

Cradic osserva che alcuni tipi di gioielli indossati dai tre individui, fra cui le cavigliere di bronzo e le spille di metallo, sono identici ai manufatti trovati in mezzo ai resti ammucchiati nella parte posteriore della camera sepolcrale, suggerendo una stretta relazione sociale tra i due gruppi di persone sepolte insieme.

“Tuttavia, considerata la grande quantità di beni rinvenuti nella sepoltura e la loro eccezionale ricchezza, i tre individui seppelliti in un secondo momento avevano probabilmente un’importanza particolare, che emerge anche dal fatto che i loro corpi non furono spostati in seguito alla sepoltura”, sottolinea Cradic.

Inoltre, la bioarcheologa Rachel Kalisher, impegnata nell’analisi delle ossa degli individui sepolti, ha evidenziato la presenza di una possibile anomalia genetica o scheletrica in entrambi i gruppi, cosa che suggerisce che potessero essere imparentati.

Un tesoro genetico
Attualmente è in corso un ampio studio genetico sui numerosi resti di individui portati alla luce a Megiddo, sia quelli rinvenuti nella tomba oggetto di studio, sia quelli provenienti da sepolture meno elaborate presenti in altri punti del sito.

I risultati delle analisi del Dna potrebbero chiarire se gli abitanti di ceto sociale medio che vivevano nella città-stato cananea avessero lo stesso background genetico delle élite, osserva Finkelstein.

L’immagine mostra la tomba prima dell’apertura. La camera sepolcrale è la struttura in alto a destra costituita da due grandi lastre appoggiate l’una contro l’altra. Ricostruzione di Adam Prins e Robert Homsher

I ricercatori sono particolarmente interessati all’origine della classe dominante di Megiddo poiché i contatti diplomatici con l’Egitto nel XIV secolo a. C. – che fecero seguito alla conquista della città a opera di Thutmosis III – rivelano che il re di Megiddo a quell’epoca non aveva un nome semitico (tradizionalmente cananeo), ma piuttosto un nome urrita: Birydia.

Gli studiosi hanno a lungo creduto che gli hurriti fossero un popolo nomade di montagna, comparso nella regione tra il IV e il III millennio a. C., che alla fine divenne sedentario e adottò la scrittura cuneiforme. Nuovi scavi nelle città anticamente abitate dagli hurriti hanno tuttavia rivelato la presenza di una cultura avanzata con un proprio linguaggio e un sistema di credenze che potrebbero aver giocato un ruolo chiave nel plasmare le prime città e gli stati del Vicino Oriente. I risultati sul Dna potrebbero definire per la prima volta il ruolo degli hurriti nella gestione delle città-stato cananee, oltre a modificare la nostra percezione dei suoi abitanti.

“Questi studi potrebbero rivoluzionare le nostre conoscenze sulla popolazione della Cananea prima dell’avvento del cristianesimo”, conclude Finkelstein.


Nella foto: Dettaglio di una collana d’oro risalente a 3.600 anni fa, indossata dall’individuo adulto sepolto nella tomba élitaria, che raffigura un fenicottero. Nella foto 3 la torque nella sua interezza.
Fotografia di Peter Lanyi, The Israel Museum, Gerusalemme

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