I vaccini non sovraccaricano il sistema immunitario

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I vaccini non sovraccaricano il sistema immunitario

Tra gli argomenti dei movimenti antivaccini c’è la convinzione che creino un sovralavoro per l’organismo, lasciandolo vulnerabile ad altre infezioni. Uno studio dimostra che questo timore è infondato.
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Uno degli argomenti più spesso citati da chi è riluttante nel vaccinare i propri figli è la convinzione che i vaccini appesantiscano il sistema immunitario. Gli antigeni (cioè le sostanze estranee introdotte nell’organismo) creerebbero un lavoro extra che tiene occupati gli anticorpi lasciandoci maggiormente esposti ad altre infezioni.

Si tratta però di una convinzione infondata, come dimostra uno studio su centinaia di piccoli pazienti pubblicato sul Journal of the American Medical Association.

Un gruppo di ricercatori statunitensi ha esaminato le cartelle cliniche di 944 bambini dai 2 ai 4 anni di età seguiti da 6 diversi ospedali dal 2003 al 2013: l’obiettivo era constatare se l’esposizione alle componenti batteriche o virali attenuate dei vaccini avesse reso i piccoli più vulnerabili ad altre infezioni, contro le quali non ci si vaccina.

La risposta è no: confrontando la storia vaccinale dei bambini che avevano contratto altre infezioni con quella di bambini che non si erano ammalati, si è visto che non c’è alcun collegamento tra i vaccini somministrati prima dei due anni di età e le infezioni “non prevenibili” contratte tra i 2 e i 4 anni di età. Al contrario, sono le malattie contro le quali ci si dovrebbe vaccinare, come il morbillo, a lasciare il sistema immunitario vulnerabile per anni dopo la guarigione.

Già nel 2005, un imponente studio danese sui dati relativi a 800.000 bambini aveva dimostrato che vaccinarsi non aumenta il rischio di ricovero ospedaliero dovuto ad altre malattie “off-target”, cioè non prese di mira dai vaccini. Del resto, sottolineano gli immunologi, il materiale virale o batterico iniettato con la vaccinazione è poca cosa, in confronto all’esposizione shock ai patogeni che affrontiamo all’uscita dall’utero materno.

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