La mappa delle maree magnetiche dell’oceano terrestre reallizzata dallo spazio dall’Esa (3 VIDEO)

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La mappa delle maree magnetiche dell’oceano terrestre reallizzata dallo spazio dall’Esa (3 VIDEO)

I satelliti Swarm hanno anche prodotto una nuova mappa del campo magnetico generato dalla crosta terrestre
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L’Agenzia spaziale europea (Esa) sottolinea che «Il campo magnetico è probabilmente una delle caratteristiche più misteriose del nostro pianeta» e la sua missione Swarm fornisce  continuamente ulteriori informazioni su come viene generato il nostro scudo protettivo, come si comporta e come sta cambiando.  Ora il trio di satelliti Swarm, in orbita dal 2013, sta ora monitorando in modo più dettagliato che mai prima d’ora le modifiche nel campo magnetico prodotto negli oceani. Risultati che stanno suscitando entusiasmo tra gli scienziati che partecipano alla General Assembly of the European Geosciences Union (Agu) in corso a Vienna, in particolare per quanto riguarda il modo in cui la missione sta analizzando una delle più elusive fonti di magnetismo della Terra.

All’Esa spiegano che «Mentre il campo magnetico è creato in gran parte da un oceano di ferro liquido surriscaldato e vorticante nel nucleo esterno del pianeta, anche altri fattori, come le rocce magnetizzate nella crosta e il flusso dell’oceano, influenzano il campo. Normalmente non pensiamo che l’acqua di mare sia una fonte di magnetismo, ma fornisce un piccolo contributo. Quando l’acqua salata dell’oceano scorre attraverso il campo magnetico terrestre, viene generata una corrente elettrica, che a sua volta induce un segnale magnetico».

Ma il campo generato dalle maree è minuscolo ed estremamente difficile da misurare, ma Swarm ci è riuscito in modo molto dettagliato e dimostrando, anche con l’animazione che pubblichiamo, come cambia il segnale magnetico delle maree nell’arco di 24 ore.

Altri satelliti percepiscono le maree e il cambiamento dell’altezza della superficie del mare. Ciò che è diverso nella visione magnetica del trio di Swarm è che rivela il movimento dell’intera colonna d’acqua, fino al fondo del mare.

Intervenendo al meeting Agu, uno dei ricercatori, Nils Olsen, della Danmarks Tekniske Universitet, ha  spiegato: «Abbiamo usato Swarm per misurare i segnali magnetici delle maree dalla superficie dell’oceano ai fondali marini, il che ci offre un’immagine veramente globale di come l’oceano scorre a tutte le profondità e questo èuna novità. Poiché gli oceani assorbono il calore dall’aria, tenere traccia di come questo calore viene distribuito e immagazzinato, in particolare in profondità, è importante per capire il nostro clima che cambia. Inoltre, poiché questo segnale magnetico di marea induce anche una debole risposta magnetica in profondità sotto il fondo del mare, questi risultati saranno utilizzati per saperne di più sulle proprietà elettriche della litosfera terrestre e del mantello superiore».

Oltre a gettare nuova luce sulle maree magnetiche, Swarm ha anche prodotto una nuova mappa del campo magnetico generato dalla crosta terrestre.

Gli scienziati sperano ancora che, grazie a Swarm, riusciranno a svelare il mistero del magnetismo legato a specifiche correnti, come la corrente del Golfo che porta le acque calde attraverso il Nord Atlantico, ma  Olsen è pessimista: è la periodicità dell’orbita della Luna intorno alla Terra che ha aiutato i ricercatori a a scoprire la “firma” delle maree, ma la Corrente del Golfo è un flusso costante, e questa coerenza aiuta a mantenere il suo magnetismo nascosto tra le componenti molto più forti del campo magnetico globale.

Una di queste grandi “firme” è il magnetismo  nelle rocce superficiali del pianeta e grazie a Swarm è stata presentata al meeting Agu anche la mappa più dettagliata anche di questo fenomeno. Una mappa realizzata grazie a 4  anni di misurazioni Swarm, ai dati di un precedente satellite spaziale tedesco, Champ, e alle informazioni raccolte da aerei e navi e nella quale è  possibile distinguere caratteristiche regionali su una superficie di soli 50 km.

Nella mappa dell’Esa sono facilmente individuabili le famose “zebra stripes”   sulle dorsali medio-oceaniche dove il magma che si dirige verso l’alto crea nuovo fondo marino e blocca il campo magnetico prevalente nel raffreddamento dei minerali. La scoperta delle strisce negli anni ’60 è stata una prova importante nella teoria della tettonica a placche.

Rune Floberghagen, responsabile della missione di Swarm, ha detto a BBC News  che «I campi magnetici sono una delle chiavi per comprendere la sub-superficie del pianeta, in combinazione con altre informazioni come la gravità e le misurazioni sismiche. Alla fine questo ci permetterà di determinare il miglior modello di sempre degli strati superiori del pianeta: questa è l’ambizione molto chiara e determinata della missione Swarm».

Tra la messe di risultati scientifici presentati da Esa/Swarm all’assemblea generale Egu uno riscuoterà sicuramente l’attenzione generale: la posizione del polo magnetico nord che non è allineata con il polo nord geografico e invece si sposta intorno al Polo Nord e che negli ultimi anni si sta dirigendo dal Canada verso la Russia. Swarm sta osservando questo movimento da vicino e Olsen conclude su BBC News: «Quest’anno ci troviamo in una situazione piuttosto speciale, perché nel 2018 il polo magnetico si troverà più vicino al polo geografico, con una separazione di soli 390 km, il polo magnetico si muoverà a una velocità di circa 55 km l’anno». L’aspettativa è che dal prossimo anno il divario tra le due versioni geografica e magnetica del Polo Nord si allargherà nuovamente.

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