Corea del Nord: ecco gli effetti di un test nucleare sul Monte Mantap

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Corea del Nord: ecco gli effetti di un test nucleare sul Monte Mantap

Una tecnologia radar satellitare ha permesso di studiare le ricadute geologiche delle esplosioni sotterranee a Punggye-ri: così potenti da far lievitare, e poi collassare, una montagna di 2.200 metri.
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Lo scorso settembre, quando la Corea del Nord ha compiuto l’ultimo di una serie di test nucleari in un sito sotterraneo all’interno di una montagna, la potenza dell’esplosione è stata tale da far momentaneamente sollevare e allargare di alcuni metri i versanti del rilievo, prima che la sua cima collassasse su se stessa.

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Le onde sismiche innescate da un test nucleare in Nord Corea.|Kim Hong-Ji/Reuters

La ricostruzione delle trasformazioni geologiche del monte Mantap è stata effettuata da un team di scienziati guidati dalla Nanyang Technological University di Singapore, che per le analisi ha combinato i dati tratti da tecnologie radar satellitari con quelli dei sismografi. La ricerca è stata pubblicata su Science.

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Il team di geologi ha analizzato le immagini satellitari del sito nucleare nord coreano di Punggye-ri, situato in un sistema di tunnel sotterranei scavati sotto al Mantap. Dal 2006 ad oggi, nel cuore della montagna alta 2.200 metri sono stati condotti sei test atomici, l’ultimo dei quali – quello su cui si è concentrato lo studio – il 3 settembre 2017. Si pensa che questo esperimento sia stato il più potente in assoluto, perché responsabile di un terremoto di magnitudo 6.3 rilevato da sismografi cinesi e statunitensi.

Gonfiato e afflosciato.

Secondo i ricercatori, la detonazione sarebbe avvenuta a una profondità di 400-660 metri rispetto alla cima della montagna. L’esplosione avrebbe spinto all’esterno e verso l’alto i fianchi del monte Mantap, facendoli lievitare di circa 3,5 metri. Il rilievo sarebbe poi collassato, sprofondando per circa mezzo metro. Per far crescere una montagna come un impasto per il pane, l’ordigno doveva avere una potenza equivalente a 120-300 chilotoni di dinamite (la bomba sganciata su Hiroshima era da 15 chilotoni).

«Ho mappato lo spostamento superficiale di molti processi geodinamici, come terremoti, eruzioni vulcaniche e valanghe, ma non avevo mai visto una tale trasformazione causata dall’attività umana», commenta Teng Wang, tra gli autori dello studio.

La tecnologia.

La ricerca è la più dettagliata mai compiuta su un sito nucleare con una tecnica chiamata SAR (synthetic aperture radar, radar ad apertura sintetica), solitamente usata per elaborare mappe 3D e ad alta risoluzione del suolo. Gli scienziati hanno confrontato i dati sismici con osservazioni dall’alto del sito ottenute prima e dopo l’esplosione dal satellite tedesco TerraSAR-X e da quello giapponese ALOS-2, entrambi dotati di tecnologia SAR. Rispetto alle immagini ottiche, il sistema consente di misurare le deformazioni della crosta terrestre di giorno e di notte, e in tutte le condizioni atmosferiche.

Troppo pericoloso.

Le analisi hanno evidenziato anche una seconda attività sismica 8,5 minuti dopo l’esplosione, forse causata dal collasso dei tunnel del sito nucleare. Altri due studi di sismologi cinesi, pubblicati a marzo e ad aprile, hanno ipotizzato che il parziale collasso del monte Mantap possa aver lasciato il sito a rischio di fuoriuscita di radiazioni, rendendolo di fatto inutilizzabile.

La montagna potrebbe essere stata compromessa dall’ultima, potentissima esplosione, e risultare ormai instabile e pericolosa. Potrebbe esserci anche questo dietro il deciso dietrofront di Kim Jong-un sui progetti nucleari del suo Paese.

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