Scoperti batteri che potranno difendere le piante dalla siccità

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Scoperti batteri che potranno difendere le piante dalla siccità

Non solo ogm riusciranno a resistere allo stress idrico
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Non solo piante Ogm per difendere le coltivazioni del futuro dalla siccità: un aiuto per l’agricoltura potrà arrivare anche dai batteri ‘buoni’ che colonizzano le radici delle piante attivandone le ‘pompe’ per promuovere la crescita anche in condizioni di stress idrico. A svelare questa loro capacità di azione è lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Microbiology dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la King Abdullah University of Science and Technology dell’Arabia Saudita.

“Il risparmio dell’acqua per l’irrigazione è un’esigenza sempre più pressante a cui dobbiamo rispondere agendo su più livelli: non solo sul Dna della pianta, ma anche sul terreno e sul microbioma che lo popola”, spiega Daniele Daffonchio, professore ordinario di biotecnologie microbiche per l’ambiente all’Università di Milano. Il suo gruppo di ricerca sta studiando da anni i microrganismi che vivono nelle radici delle piante che si sono adattate a vivere in terreni siccitosi, in Italia come in nord Africa.

“Dopo aver dimostrato che la presenza di alcuni microrganismi favorisce la crescita della pianta in condizioni di stress idrico, abbiamo selezionato i due ceppi di batteri più efficaci e li abbiamo testati sulle radici della pianta di peperone, molto sensibile alla siccità”, precisa Daffonchio. Esperimenti condotti in laboratorio, in condizioni controllate, hanno dimostrato che il peso fresco della pianta cresce fino al 50% e il peso secco fino al 30%: oltre all’aumento della biomassa vegetale, si ha pure un miglioramento di parametri funzionali come i tassi di fotosintesi e di traspirazione.

I batteri, infatti, favoriscono l’espressione di un enzima (chiamato ‘pirofosfatasi vacuolare’) che mette il turbo alle pompe molecolari che favoriscono il richiamo di acqua nelle radici. “Questi batteri potrebbero rappresentare un’alternativa per i coltivatori che non vogliono usare organismi geneticamente modificati, ma allo stesso tempo – conclude l’esperto – potrebbero essere una soluzione complementare da adottare sulle stesse piante Ogm”.

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