La corrente del golfo e l’alternanza dei suoi cicli naturali

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La corrente del golfo e l’alternanza dei suoi cicli naturali

Il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, che rimescola acque calde e superficiali con quelle fredde profonde, è stato rallentato negli ultimi decenni per effetto di un ciclo naturale pluridecennale e non per effetto del riscaldamento globale
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In un impressionante film uscito nel 2004, L’alba del giorno dopo, la città di New York, come gran parte del continente americano, veniva coperta da una spessa coltre di ghiaccio. L’epocale fenomeno era dovuto a un improvviso arresto delle correnti oceaniche globali, a sua volta determinato dal cambiamento climatico.

Si tratta di un fenomeno irrealistico nelle sue proporzioni, ma non così lontano dalla realtà nel suo meccanismo di fondo. Gli oceanografi sono infatti preoccupati del rallentamento della circolazione oceanica manifestatosi nell’ultimo decennio, che non fa ben sperare se si guarda al lungo termine.

Un nuovo articolo pubblicato su “Nature” da ricercatori dell’Università di Washington e dell’Ocean University of China mostra che il rallentamento della circolazione oceanica esiste, però non è causato dal global warming, ma almeno in parte da un ciclo regolare pluridecennale che influenzerà le temperature nei prossimi decenni.

I cicli naturali della circolazione atlantica
Illustrazione del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica. (WIkimedia commons)

Sotto la lente c’è la corrente oceanica nota come capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Atlantic meridional overturning circulation, AMOC) caratterizzata da uno spostamento di masse d’acqua salina calda e superficiale verso il nord dell’Atlantico, associato a un flusso di verso sud di acqua fredda. Il dato emerso negli ultimi decenni è che questo enorme flusso di masse d’acqua sta rallentando con un ritmo molto rapido.

L’interesse maggiore dei climatologi è per quello che l’AMOC significa per la circolazione oceanica superficiale, in particolare per la corrente del golfo e per le correnti atlantiche ad essa associate, che portano acqua più calda verso nord, determinando un clima mite nell’Europa occidentale.

I modelli climatici globali, sottolineano i ricercatori, possono fare previsioni su quello che succederà a lungo termine se le concentrazioni atmosferiche di gas serra aumenteranno di una certa quantità; ma però non hanno la capacità di prevedere il riscaldamento della superficie oceanica nei prossimi decenni, il che richiederebbe quanta parte dell’eccesso di calore intrappolato dai gas serra potrebbe essere assorbita dagli oceani.

Il nuovo studio ha usato diversi dati, tra cui misurazioni di temperatura effettuate da imbarcazioni, registrazioni delle maree, immagini satellitari che possono mostrare accumuli di acqua ad alta temperatura insieme con misurazioni dirette dell’intensità del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica. L’analisi mostra che questa intensità fluttua secondo un ciclo che si auto-rinforza della durata di 60-70 anni. Ne consegue che il suo flusso continuerà a rallentare, ma non così rapidamente come in passato.

“I climatologi si aspettavano che il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, stesse diminuendo d’intensità sul lungo periodo, per effetto del riscaldamento climatico globale, ma in realtà esistono misurazioni dirette della sua intensità solo da aprile 2004, e il calo misurato da allora è dieci volte maggiore di quanto previsto”, ha spiegato Ka-Kit Tung, coautore dello studio, dell’Università di Washington. “Molti scienziati si sono concentrati sul fatto che sta diminuendo molto rapidamente: certo, se continuasse così anche in futuro, presto ci troveremmo di fronte alla catastrofe, come una nuova glaciazione; ma quel che risulta è che nulla di ciò è probabile che succeda nel prossimo futuro: una fenomeno così improvviso può essere parte di un ciclo naturale, e ci sono segni che il processo sta effettivamente cessando”.

La conclusione dello studio è dunque che la corrente oceanica non sta collassando: è solo in una fase di transizione tra una fase veloce e una fase lenta, e questo non mancherà di avere ripercussioni sulle temperature superficiali.

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