Le foci di fiumi e canali del Lazio sono cronicamente inquinati

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Le foci di fiumi e canali del Lazio sono cronicamente inquinati

Goletta Verde: in 17 punti su 24 cariche batteriche elevate, solo in un caso c’erano i cartelli informativi obbligatori sulla qualità delle acque. In provincia di Roma inquinati tutti i punti monitorati
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Il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste laziali dall’equipe tecnica di Goletta Verde tra 19 e il 21 giugno è a tinte fosche: «17 punti monitorati su 24 resentano valori di inquinamento elevati, con la provincia di Roma a guidare questa poco lusinghiera classifica. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine che hanno portato anche a denunce, mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio della foce del Fosso Grande ad Ardea che per il nono anno consecutivo ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”».

Non va meglio sul fronte dell’informazione ai cittadini. La cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, è praticamente assente: i tecnici di Goletta Verde che hanno avvistato nel Lazio soltanto un cartello rispetto ai 24 punti analizzati (a Nettuno, punto dove insisteva anche il cartello di divieto di balneazione).

Ecco in dettaglio le analisi di Goletta Verde nel Lazio:

In provincia di Roma tutti gli undici punti monitorati presentano valori di inquinanti elevati e nove di questi ricevono il giudizio di fortemente inquinati. Alcuni di questi erano già stati denunciati lo scorso anno, con un esposto presentato alla Capitaneria di Porto da parte di Legambiente, per accertare le cause dell’inquinamento. Il primo riguarda la foce del fosso Zambra (a Certeveri): qui, a seguito dei controlli effettuati, furono accertati due scarichi attivi del depuratore della Società “Ostilia srl” (Depuratore Privato) che «determinavano un’alterazione della qualità delle acque del fosso “Zambra”, sfociante sul litorale del Comune di Cerveteri», con relativa denuncia penale e amministrativa al rappresentante legale della società. Fortemente inquinato il prelievo anche alla foce del rio Vaccina a Ladispoli, dove, a seguito del nostro esposto, la Capiteneria sottolineò la complessa indagine portata avanti negli anni scorsi che ha «consentito l’individuazione di macroaree urbane del Comune di Cerveteri che, anziché scaricare nella rete fognaria, riversavano i reflui non depurati direttamente nel corso d’acqua denominato fosso Manganello».

Altri punti giudicati fortemente inquinati sono quelli alla foce fiume Arrone (Fiumicino); alla foce fiume Tevere (Ostia); alla foce del canale all’altezza di via Filadelfia (canale Crocetta) a Torvajanica, Pomezia; alla foce del Rio Torto (Pomezia); alla foce del fosso Grande (Ardea); foce del fosso Cavallo morto (Anzio); foce del porto canale Loricina (Nettuno). Giudicati “inquinati” i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinelli (dove dopo le denunce di Legambiente degli anni scorsi scorsi, lo scorso anno il prelievo tornò entro i limiti di legge e sembrava si fosse finalmente intervenuto per risolvere le criticità) e al canale dei Pescatori di Ostia. Legambiente aveva presentato esposti anche anche per molti di questi questi punti critici non ricevendo però risposta dalle autorità competenti.

Due i campionamenti effettuati in provincia di Viterbo. Entro i limiti di legge i prelievi alla foce del fiume Flora (Montalto Marina) nel comune di Montalto di Castro. Fortemente inquinato, invece, quello alla foce del fiume Marta al lido di Tarquinia. Qui, a seguito dell’esposto di Legambiente, la Capitaneria di Porto ha potuto accertare lo scorso anno sia la gestione illecita di rifiuti e un abbandono di rifiuti nelle acque del fiume da parte di centro di distribuzione di prodotti ittici; quello di un’industria casearia e che l’ipotesi che i fanghi prodotti dal depuratore, non essendo stati trasferiti in apposita discarica, potrebbero in parte essere stati immessi, insieme alle acque di scarico, direttamente nel fiume. Ipotesi che ha portato alla denuncia del legale rappresentante dell’impianto.

In provincia di Latina degli undici punti monitorati cinque presentano cariche batteriche elevate. Giudizio di fortemente inquinato per i campionamenti per la foce del rio Santacroce (Gianola, Formia); e per la foce del rio Recillo (Scauri, Minturno). Tre i campionamenti giudicati inquinati: alla foce del canale Sant’Anastasia (a Fondi) e alla foce Verde a Latina e alla foce del fiume Garigliano a Marina di Minturno. Entro i limiti gli altri campionamenti effettuati (dettagli in tabella).

Per il caso della Provincia di Latina, su nessuno dei punti Inquinati o Fortemente Inquinati scaricano però depuratori dell’Ato4, così come nel punto alla foce del Fosso Cavallo Morto ad Anzio, nello stesso ambito territoriale; si tratta evidentemente di scarichi da parte di nuclei urbani abusivi non collettati in fognatura, sui quali ora esiste un progetto all’interno del piano investimenti dell’ato, che prevede anche il potenziamento dei relativi impianti di depurazione al fine di accogliere questi scarichi ulteriori.

Secondo Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente, «La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Soldi che avremmo potuto spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro. E lo dimostra il nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. Anche quest’anno la fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un’istantanea a tinte fosche per molte aree della costa laziale. Parliamo non a caso di malati cronici, situazioni critiche che segnaliamo da anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Per questo Legambiente quest’anno affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un’azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati. Esposti già presentati in alcuni casi lo scorso che hanno portato a sequestri e denunce, ma che evidentemente ancora non bastano per risolvere una situazione a dir poco complessa».

Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, conclude: «Il mare del Lazio è una risorsa fondamentale che va tutelata e salvaguardata con azioni concrete di cittadini, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, realtà economiche costiere e noi, come sempre siamo a completa disposizione di sindaci ed amministratori che si metteranno in moto per risolvere i problemi. La mancata depurazione dei reflui fognari dell’entroterra è evidente dai risultati del monitoraggio, che ci vedono di fronte a criticità soprattutto in provincia di Roma, dove ogni punto monitorato risulta inquinato, peraltro in continuità rispetto agli scorsi anni. La situazione migliora in provincia di Latina mentre emergono luci e ombre nel viterbese. Chiediamo a tutti uno sforzo per prendere questi risultati non certo come un affronto alla bellezza indiscutibile della costa del Lazio, ma stimolo per costruire le azioni in grado di far diventare il mare più pulito. Dallo strumento dei contratti di fiume a investimenti sulla depurazione e collettoramento di scarichi abusivi, è evidente che dove si mette mano ai problemi può avvenire solo un’inversione di tendenza positiva e col tempo il miglioramento della qualità delle acque. Ma occorre fare presto perché ogni giorno in cui non si mettono in campo dinamiche positive, è un giorno in più di scarichi illegali, depuratori malfunzionanti e rischi per la salute dei cittadini. Da parte nostra continueremo a segnalare l’inquinamento anche alle autorità competenti con esposti precisi riguardanti i risultati di goletta, e lo faremo se necessario, per tutta la stagione estiva dove emergessero criticità per i bagnanti e per l’ambiente».

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