NOAA: chiarito il mistero su un’anomalia rivelata dai sonar in Atlantico

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NOAA: chiarito il mistero su un’anomalia rivelata dai sonar in Atlantico

La nave di ricerca Okeanos Explorer ha calato un veicolo robotico al largo della costa sudorientale degli Stati Uniti, dove i suoi strumenti rivelavano un segnale inusuale. Ecco che cosa ha scoperto.
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Buona parte dei fondali oceanici è ancora inesplorata, così aveva creato una certa attesa un tweet postato dalla NOAA il 27 giugno: gli scienziati della nave di ricerca Okeanos Explorer annunciavano di avere rilevato un’anomalia nel segnale registrato dai sonar al largo della costa della North Carolina. «Oggi #Okeanos si immergerà in un’anomalia del sonar che potrebbe essere il relitto di una nave. Collegatevi per sapere di che cosa si tratta, un sito archeologico, una formazione geologica o altro!», si legge nel post.

La nave della National Oceanic and Atmospheric Agency stava conducendo una campagna di esplorazione del margine continentale al largo della costa sudorientale degli Stati Uniti, terminata il 2 luglio. Un segnale anomalo del sonar vale sempre un approfondimento: questo strumento invia onde sonore e registra il segnale di rimbalzo, “disegnando” una mappa dell’area. Una anomalia è di solito causata da oggetti grandi o di forma inaspettata.

Gli appassionati di archeologia speravano in un relitto: quest’area al largo della costa USA è soprannominata “il cimitero dell’Atlantico” a causa del gran numero di navi storiche che vi sono affondate. Ma il veicolo comandato da remoto (ROV) inviato ad esplorare l’anomalia (soprannominata “Big Dipper”, “montagne russe”) non ha trovato alcun tesoro sommerso.

Ha invece mostrato, in diretta a chi seguiva la missione sul web, una formazione rocciosa che, nella parte superficiale, è un habitat che ospita moltissime specie di pesci, parte delle quali già osservate in questi fondali dalla spedizione. Un tesoro per i biologi marini, dunque.

L’Okeanos Explorer mappa sistematicamente le aree oceaniche meno conosciute. Anche se la totalità dei fondali marini è stata mappata con una risoluzione di 5 km – non abbastanza, per notare anomalie come quella appena indagata – soltanto il 5% dei mari è stato esplorato nel dettaglio. Resta ancora molto da fare…

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