Ecco le ragioni scientifiche per cui l’uomo non può fare a meno delle api

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Ecco le ragioni scientifiche per cui l’uomo non può fare a meno delle api

“Quando spariranno le api all’umanità non resteranno che quattro anni di vita”: generalmente attribuita ad Albert Einstein, ma in realtà di dubbia paternità, l’affermazione contiene una grande verità, ovvero la nostra dipendenza da questi insetti piccoli ma così straordinari.
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Non sappiamo se gli anni di vita umana sarebbero proprio 4, ma comunque l’estinzione delle api porterebbe ad un disastro ecologico non molto diverso dalle ere glaciali. Ma la cosa più grave è che la stiamo accelerando noi con le nostre stesse mani.

La produzione dell’amato miele è veramente l’ultima delle cose che verrebbero a mancare in loro assenza. Dalla loro vita così misteriosa e affascinante scaturisce infatti veramente tutto, anche quello che non è poi così scontato.

Vediamo cosa si nasconde dietro il magico mondo delle api e perché non possiamo vivere senza di loro.

Ci permettono di respirare

Le api sono responsabili dell’impollinazione di almeno 95 specie di frutta e verdura e contribuiscono in modo determinante a molte altre varietà: quindi, di fatto, è da loro che deriva la riproduzione del mondo vegetale e questo ci permette, per esempio, di respirare, visto l’enorme contributo al ricambio di ossigeno che deriva dalla fotosintesi clorofilliana delle piante.

Teniamo conto che l’uomo inala l’ossigeno presente nell’aria durante l’inspirazione e rilascia anidride carbonica nell’aria durante l’espirazione. L’aria inspirata contiene il 21% di ossigeno e lo 0,035% di anidride carbonica, mentre quella espirata, invece, contiene solo il 16% di ossigeno, ma già il 4% di anidride carbonica.

L’anidride carbonica è tossica per l’uomo e con la nostra respirazione noi in realtà contribuiamo ad aumentarne la concentrazione (per non parlare di quella che emettiamo con le nostre attività). Abbiamo dunque bisogno delle piante (e quindi delle api) per riequilibrare il tutto.

Grazie a loro possiamo mangiare (e in modo sano)

Frutta e verdura = cibo. E oltretutto cibo che, se coltivato senza troppe forzature umane, è anche il più sano che si possa immaginare, ripetutamente consigliato in tutte le diete. Non poterne disporre o poterne disporre in quantità limitata porterebbe ad una serie di problematiche alimentari e di salute indicibili.

La frutta e la verdura contengono infatti moltissimi principi base per l’alimentazione, alcuni imprescindibili, tra cui fibre e vitamine. Moltissime carestie nella storia dell’umanità hanno decimato la popolazione umana e la scarsità di conoscenze mediche a riguardo ha provocato disastri analoghi. Solo per citare un esempio, lo scorbuto, grave malattia determinata dalla carenza importante di vitamina c (chimicamente acido ascorbico) si può evitare “semplicemente” nutrendosi di frutta e verdura.

Il nostro corpo, infatti, non è in grado di sintetizzare questa vitamina, un cofattore importante nella formazione di collagene (fondamentale per mantenere l’integrità di dentina, tessuto connettivo e osseo), carnitina, ormoni e aminoacidi. Inoltre, è un antiossidante, supporta la funzione immunitaria, facilita l’assorbimento del ferro e la guarigione delle ferite.

Ancora oggi, nelle regioni più povere del mondo, l’età media di sopravvivenza è molto più bassa anche a causa di carenze alimentari come questa.

La loro esistenza determina le nostre cure se stiamo male

Meno scontato ma vero: da molta frutta e verdura, la stessa che esiste grazie all’instancabile lavoro di impollinazione delle api, deriva la produzione di molti farmaci di uso comune. Secondo una stima dell’Organizzazione mondiale della sanità, il 25% dei farmaci attualmente utilizzati deriva da specie vegetali.

Moltissimi gli esempi che si potrebbero citare, come l’aspirina, chimicamente l’acido acetilsalicico, ottenuto dall’acido salicilico contenuto nella corteccia del salice (da cui il nome). E così molti altri analgesici, antipiretici, ma soprattutto diversi chemioterapici, farmaci per il sistema cardiocircolatorio, oftalmici, e persino altimalarici (chinina).

Un patrimonio inestimabile da cui deriva, almeno in parte, l’innalzamento della nostra età media. E che è ancora sottostimato: si ritiene infatti che le specie che possono contenere principi attivi medicali siano tra le 10.000 e le 53.000.

Sono le sentinelle dell’ambiente

api inquinamento

Questi meravigliosi insetti sono delle vere e proprie sentinelle dello stato di salute dell’ambiente: sono infatti estremamente sensibili alle molecole chimiche: muoiono se vengono a contatto con molte di esse. La loro decimazione, che ahinoi stiamo sperimentando, non fa che confermarci il disastro che stiamo continuando a perpetuare, con l’uso intensivo di pesticidi e l’inquinamento derivato da attività umane che le povere api non riescono proprio a tollerare.

A questo proposito, la recente iniziativa del comune di Roma ‘Apincittà‘, a modello di quanto avviene a Vancouver e a Francoforte, prevede l’installazione di una rete di dieci postazioni di allevamenti di api che terrà traccia dell’inquinamento dell’aria.

Studiando la qualità del miele, del polline e la salute delle api stesse, in particolare, il progetto mira a individuare e a calcolare la presenza di metalli pesanti nell’aria e lo sviluppo della flora cittadina, nonchè composti radioattivi come il cesio, il trizio e il plutonio.

Non possiamo vivere senza le api, eppure sembra che la nostra dipendenza da loro non sia ancora così chiara visti i nostri comportamenti. Dobbiamo veramente decimarci noi per invertire la rotta (se mai sarà possibile farlo a quel punto)?

Roberta De Carolis

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