Troppo abusivismo edilizio e poco verde nelle città italiane

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Troppo abusivismo edilizio e poco verde nelle città italiane

“L’importante non è prevedere il futuro ma renderlo possibile”. Stati Generali della Green economy 2018, le città italiane: un cantiere green ancora in evoluzione
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Agli Stati Generali della Green economy 2018, che si concludono oggi a Ecomondo a Rimini,  si è parlato anche delle città italiane e della loro lenta evoluzione a green city, con l‘ abusivismo edilizio che resta sempre rilevante in particolare nel sud e nelle isole.  Dal focus sulle città «per individuare la strada green che queste dovrebbero intraprendere al fine di diventare laboratori di green economy», contenuto nella Relazione 2018 sulla Green economy, è emerso che «Nonostante alcune punte di eccellenza, come negli interventi di efficienza energetica e nella manutenzione degli edifici, esistono ancora molte zone d’ombra nell’abusivismo edilizio, nel consumo di suolo, nello scarsa attenzione e promozione del verde pubblico, nella mobilità “insostenibile”».

Dalla fotografia verde delle città italiane viene fuori che «In diverse città italiane è ancora rilevante la piaga dell’abusivismo edilizio, aumentato dal 2005 e il 2015 da 11,9 a 19,4, nel 2017. In particolare, al Sud e nelle Isole resta molto alto: nel 2017, ha raggiunto il valore di circa il 50% (ogni due abitazioni legali se ne costruisce una abusiva) a fronte del 5,5% nel Nord-Est», dove però esiste comunque un assalto al territorio “legale” che ha occupato anche aree a rischio, come vediamo in questi tragici giorni.

Infatti,per quanto riguarda il consumo di suolo, con copertura artificiale e impermeabilizzazione, in Italia continua a crescere. Il rapporto spiega che «I primi 55 comuni meno virtuosi si trovano in Lombardia e Campania (prevalentemente nelle province di Napoli e Milano) con percentuali di suolo consumato maggiori del 55% rispetto alla superficie comunale. I valori più alti di superficie consumata si riscontrano a Roma (31.697 ettari), con una crescita di ulteriori 36 ettari nel 2017 (lo 0,11% in più) e in molti comuni capoluogo di provincia: Milano (10.439 ettari, 19 in più nel 2017), Torino (8.546, solo 0,2 in più), Napoli (7.423 con lo 6,6% in più), Venezia (7.216 con il 37,4% in più)».  Ma gli Stati generali della Green Economy sfatano anche il mito dei piccoli Comuni virtuosi «In termini assoluti, il 71% del maggiore consumo di suolo tra il 2016 e il 2017 è avvenuto nei comuni minori con una popolazione inferiore ai 20.000 abitanti».

E le città italiane continuano a non essere messe bene nemmeno per quanto riguarda il verde pubblico: «Pur con alcune importanti eccezioni, il verde pubblico nelle città presenta generalmente valori bassi: intorno al 5%, in ben 96 dei 119 Comuni capoluogo di provincia. Tra il 2011 e il 2016 lo scenario risulta essere nel complesso negativo, con una diminuzione delle aree a verde pubblico».

Ma anche in un Paese dove la rendita del mattone la fa (o la faceva)da padrone sembrano esserci segnali di cambiamento: «Nel 2015 in Italia dei 166,2 miliardi di euro di investimenti in abitazioni, 119 miliardi (pari al 73,1%) sono relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente, mentre le nuove costruzioni sono pari solo al 26% della produzione. L’attività di manutenzione straordinaria è passata dai 77,4 miliardi di euro del 2007 agli 85,7 del 2016, ed è grande due volte il mercato delle nuove costruzioni».

Ne beneficiano i risparmi energetici grazie agli interventi di efficienza energetica attivati dalle detrazioni fiscali del 2007- 2016: «sono pari a 430 ktep/anno» e «Gli investimenti attivati nel triennio ammontano a circa 9,5 miliardi di euro e l’ammontare complessivo di investimenti attivati nel 2016 è stato pari a oltre 3,3 miliardi, 7% in più rispetto al 2015».

Ma i Comuni sembrano faticare a tenere insieme le politiche urbane, energetiche, ambientali e climatiche: «Il 66% delle città europee analizzate ha realizzato almeno un Piano per il clima, ma solo il 26% ha realizzato un piano di adattamento, il 17% un piano congiunto per la mitigazione e l’adattamento, mentre il 33% non ha nessun piano locale per il clima».

Fabrizio Tucci, coordinatore del gruppo di lavoro nazionale degli esperti del Green City Network, conclude: «L’azione principale che dobbiamo intraprendere per la dimensione delle green city – che ad oggi rappresentano una realtà tutta da costruire, è fare propria la frase di Antonie Antoine De Saint-Exupéry “l’importante non è prevedere il futuro ma renderlo possibile”. Ma, perché cominciare proprio dalle città? 4 miliardi di abitanti su 7 vivono nelle città. Esse producono l’85% del PIL mondiale; erodono il 75% delle risorse; più dell’80% dei suoli sono sigillati in modo impermeabile ed infine perdono il 40% dell’acqua prima di essere utilizzata. Questi sono solo alcuni dei numeri che rendono quanto mai necessario ed impellente, intervenire».

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