Asteroide Bennu: la minaccia per la Terra si chiama “Effetto Yarkovsky!
Che ci andiamo a fare, su Bennu? Perché investire tante energie e denaro per calare una sonda su un asteroide che si trova attualmente a oltre 120 milioni di km da noi? Una missione, fra l’altro, in apparenza del tutto analoga a quella che sta portando a termine Hayabusa2 su Ryugu, altro asteroide dal quale verranno prelevati campioni da riportare a Terra? Mettiamola così: atterrare su Bennu sarà un ottimo investimento per i nostri pronipoti.
di Marco Malaspina
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Scoperto nel 1999, per tipo di traiettoria e dimensioni Bennu è infatti un asteroide potenzialmente pericoloso per il nostro pianeta. Partiamo dalle dimensioni: mezzo chilometro. Più che sufficienti, nel malaugurato caso d’un impatto, per attraversare l’atmosfera terrestre mantenendo una massa minacciosa al punto da devastare un’ampia regione del nostro pianeta.
E a quanto è data, questa sventurata circostanza? Nell’epoca più a rischio fra quelle del prossimo futuro, ovvero fra il 2175 e il 2196, i calcoli orbitali stimano una probabilità d’impatto di 1 su 2700. Detto altrimenti, al 99.963 per cento l’asteroide non ci colpirà. Percentuale rasserenante? O è bene preoccuparsi? La domanda che gli scienziati si pongono è un’altra: come fare per rendere più preciso e affidabile il calcolo delle future traiettorie di Bennu?
La risposta è tutt’altro che semplice. Benché ogni qual volta l’asteroide passa “vicino” alla Terra – e avviene più o meno ogni sei anni – una schiera di telescopi in banda ottica, infrarossa e radio lo tracci e lo fotografi in lungo e in largo per ricostruirne al meglio traiettoria e comportamento, e nonostante i modelli orbitali dati in pasto ai computer tengano conto di ogni possibile interazione gravitazionale (con il Sole, con la Luna, con i pianeti e con gli altri asteroidi), l’incertezza continua a rimanere elevata.
Un po’ come per il meteo, il problema è con le previsioni a lungo termine. Se infatti conosciamo l’attuale posizione di Bennu con un margine di errore di pochi chilometri, e anche a medio termine la finestra d’errore – 30 km per il passaggio del 2060 – sia più che accettabile, provando a calcolarne la posizione a oltre mezzo secolo da oggi ecco che l’incertezza aumenta vertiginosamente: 14mila km nel 2080, 160mila km (quasi la metà della distanza fra la Terra e la Luna) nel 2135.
Rappresentazione artistica del “touch and go” di Osiris-Rex su Bennu. Crediti: Nasa Goddard Space Flight Center