La carenza di sonno aumenta la voglia di cibo ipercalorico

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La carenza di sonno aumenta la voglia di cibo ipercalorico

La perdita di ore di sonno favorisce lo sviluppo dell’obesità anche attraverso un meccanismo che coinvolge il circuito cerebrale della ricompensa, rendendo così più appetibili i cibi ricchi di grassi e zuccheri. Si tratta di un meccanismo che agisce in modo indipendente da quello già noto che opera invece attraverso l’alterazione del metabolismo ormonale
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La perdita di sonno influisce sul funzionamento dei centri cerebrali della ricompensa rendendo più desiderabile il “cibo spazzatura” e favorendo così lo sviluppo dell’obesità. A mostrarlo è uno studio condotto da ricercatori della Clinica universitaria di Amburgo-Eppendorf e dell’Unìversità di Colonia, in Germania, che firmano un articolo sul “Journal of Neuroscience”.

L’associazione fra un numero inadeguato di ore di sonno e l’aumento del rischio di obesità – un’associazione che aumenta quanto più sistematico è il “debito di sonno” – è già stata dimostrata da diversi studi, che però si sono concentrati sui meccanismi ormonali coinvolti, e in particolare sullo sbilanciamento fra la produzione e il rilascio di grelina, un ormone che stimola l’appetito, e di leptina, che regola il senso di sazietà.

La carenza di sonno aumenta la voglia di junk food
Domoyega/iStockphoto

Attraverso uno studio di imaging cerebrale, Julia S. Rihm e collegi hanno ora scoperto che è in gioco anche un meccanismo del tutto differente, che coinvolge due aree cerebrali del sistema della ricompensa, l’amigdala e l’ipotalamo.

Queste due aree, spiegano i ricercatori, entrano in azione anche dopo un singolo episodio di perdita di sonno, prima che si manifestino modificazioni ormonali e comunque indipendentemente da essi.

In particolare, nei soggetti con una carenza di sonno amigdala e ipotalamo appaiono decisamente sovrastimolati dalla vista di alimenti rispetto ai soggetti di controllo, ma dalla vista di altri possibili oggetti del desiderio .

Il risultato concorda con quello di uno studio precedente  condotto da ricercatori della McGill University a Montreal e

pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” che ha dimostrato che la sovrattivazione dell’amigdala tende a spostare le preferenze alimentari verso snack e altri cibi ricchi di grassi e/o zuccheri, che appaiono così irresistibilmente appetibili.

La ricerca canadese aveva anche mostrato che i soggetti che hanno costituzionalmente un indice di massa corporea ai limiti superiori dell’intervallo di normalità tendono ad avere un’amigdala leggermente sovradimensionata. Insieme, le due ricerche indicano quindi che queste persone sono particolarmente a rischio di cadere in un circolo vizioso che sfocia nell’obesità e che dovrebbero quindi essere specialmente attente a mantenere una corretta “igiene del sonno”.

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