Il Forte vento di Grecale fa strage di alberi. Ecco come la cattiva gestione del verde continua a provocare disastri

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Il Forte vento di Grecale fa strage di alberi. Ecco come la cattiva gestione del verde continua a provocare disastri

“Basta con i giardinieri della domenica, con i tagliatori di teste, con i fanatici della motosega, con i potatori selvaggi e i seviziatori di alberi”
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Il fortissimo vento da nord-est che ha sferzato mezza Italia ha fatto nuove vittime e forti danni,  provocando anche una nuova ecatombe di alberi e innescando un nuovo dibattito  sui cambiamenti climatici e sulla gestione e valorizzazione del patrimonio arboreo e paesaggistico. Vi proponiamo l’interessante intervento del Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus.

Sono tantissimi gli alberi crollati a seguito del terribile Grecale che ha spazzato via il Centro – Sud Italia con raffiche superiori ai 100 kmh. Un colpo di coda dell’inverno che ha devastato paesaggi culturali, distrutto monumenti arborei di grande interesse, provocato ingenti danni, vittime e feriti. Ancora una volta, accanto alle vittime innocenti, ci ritroviamo a dover piangere perdite importanti, colpite dalla furia degli elementi, come il famoso Pino secolare di Massa d’Albe (AQ) o il grandioso pino domestico del Gianicolo a Roma. Si tratta di due alberi che hanno fatto la storia e che hanno disegnato paesaggi culturali di grande bellezza. La conta degli alberi caduti si aggrava di ora in ora a Roma e nel Lazio, Napoli, Palermo, Abruzzo, Umbria, Molise, Puglia… Stiamo parlando di una vera e propria strage.

Come accadde nel novembre 2018 a seguito della terribile ondata di maltempo dell’autunno, anche questa volta ci ritroviamo a discutere sui “come” e sui “perchè” di questa nuova tragedia sul nostro paesaggio. Sappiamo tutti che i cambiamenti climatici ormai scatenano delle condizioni meteorologiche imprevedibili. In una notte le temperature in mezza Italia sono scese di oltre 10-15 gradi con venti di burrasca da Nord-est. Siamo di fronte a fenomeni assolutamente straordinari che si ripercuotono ormai a cadenza stagionale.

Anche in questa occasione ritorna alla ribaltail problema della corretta gestione degli alberi in città. Sembra che il disastro dello scorso autunno non abbia insegnato nulla. Si continua ancora a vivere con una pistola puntata alla tempia, a essere ossessionati dall’alberofobia, a vivere in città in cui i macellai del verde continuano a rovinare il patrimonio arboreo, a compiere scavi sugli apparati radicali, a seviziare gli alberi , senza alcuna professionalità e senza i dovuti controlli dagli organi competenti. I social network sono pieni di fotografie di scempi e alberature rovinate.

Buona parte del nostro patrimonio arboreo ormai vegeta in condizioni deplorevoli, costantemente represso, massacrato, demolito e si continua a ignorare un problema molto importante: la mancanza di professionalità. Si sta facendo troppo poco per ampliare il raggio d’azione dei professionisti. Se da una parte la sensibilizzazione è aumentata, forte del fatto che troppi alberi cadono a ogni maltempo, dall’altra si continua a far lavorare ditte e personaggi che non hanno nessuna competenza e sensibilità nella gestione del verde urbano. E la legislazione nazionale in merito non ci aiuta!

La grande tragedia del monumentale Pino del Gianicolo caduto al suolo (per fortuna senza vittime), un monumento della bella Roma, ci rende più poveri, privati della bellezza del paesaggio e della storia. E torna sempre a perseguitarci la domanda: poteva essere evitato tutto questo? Potevamo evitare il crollo di un simbolo del nostro paesaggio? Forse si poteva fare qualcosa, forse si poteva intervenire per mettere in sicurezza l’albero adottando tecnologie per la sicurezza, com’è stato fatto per altri monumenti arborei; forse si è arrivati tardi anche questa volta, senza capire che il tempo rimasto per la salvare il salvabile è pochissimo!

In Abruzzo, il famoso Pino domestico di Massa d’Albe ha lasciato scossi tutti gli abitanti della Marsica e gli abruzzesi (e non solo) che conoscevano quel colosso. Tanti ricordi che se ne vanno. Tante emozioni che volano via. Anche in quel caso forse si poteva fare qualcosa per salvare la pianta. Anche qui arrivati troppo tardi, chissà. Forse è necessario cominciare a mettere in campo le tecnologie e le migliori professionalità per proteggere questi monumenti arborei dalla furia dei cambiamenti climatici. Viviamo in un’epoca difficile in cui tutto è a rischio, in primis la nostra memoria storica.

La ricerca di soluzioni nella gestione e tutela del nostro patrimonio storico-ambientale deve diventare assolutamente una priorità. Bisogna dedicare il tempo prezioso alla ricerca di soluzioni condivise. Investire sulla conservazione dei beni ambientali di valore storico-culturale significa lavorare sulla sinergia dei tanti saperi.

Una priorità deve essere quella della graduale sostituzione degli alberi realmente compromessi, evitando le speculazioni, effettuando indagini scientifiche strumentali e mettendo in campo staff di esperti e professionisti del settore. E’ necessario rinnovare e curare ove possibile il patrimonio arboreo per renderlo resiliente ai cambiamenti climatici. Non possiamo più perdere tempo e ritrovarci al prossimo disastro climatico per piangere nuovi crolli di alberi, nuove vittime e nuovi paesaggi cancellati.

Bisogna continuare a promuovere la cultura degli alberi e a lottare contro chi non ha nessun interesse a tutelare e valorizzare gli alberi e il paesaggio. Basta con i giardinieri della domenica, con i tagliatori di teste, con i fanatici della motosega, con i potatori selvaggi e i seviziatori di alberi. E basta con chi rema contro, tradendo la causa e scatenando un disonesto “fuoco amico” su chi sta facendo un buon lavoro di sensibilizzazione e di educazione. Non esistono alberi killer, esistono esseri umani realmente pericolosi e capaci di distruggere il patrimonio culturale e naturalistico dell’Italia.

di Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

Organizzazione no-profit per la tutela di alberi, foreste, giardini e paesaggi, per la divulgazione scientifica e culturale e per l’educazione ambientale

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