La fusione dei ghiacci polari e il futuro dei mari, carburante per l’aumento degli eventi estremi

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La fusione dei ghiacci polari e il futuro dei mari, carburante per l’aumento degli eventi estremi

Due studi hanno ricavato previsioni quantitative sull’innalzamento del livello globale degli oceani dovuto alla fusione dei ghiacci polari causata dal riscaldamento globale. Si tratta di alcune decine di centimetri entro il 2100 secondo i diversi scenari possibili di emissioni di gas serra. Il processo di fusione inoltre determinerà cambiamenti che potrebbero portare a eventi meteo estremi sempre più frequenti
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Il riscaldamento globale ha un effetto drammatico sulle calotte di ghiaccio polari, che si fondono a un ritmo elevato. L’acqua liquida che ne deriva innalza il livello degli oceani, con un effetto che nei prossimi decenni arriverà a minacciare le attività costiere in tutto il mondo. Questo è il quadro generale che si sta delineando con prove sperimentali sempre più stringenti.

Due studi pubblicati sulla rivista “Nature” forniscono ora nuove previsioni quantitative.

Nel primo articolo, usando recenti misurazioni satellitari, Nicholas Golledge dell’Università di Wellington, in Nuova Zelanda, e colleghi hanno stimato le variazioni delle masse glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. La previsione degli autori è che nel giro di pochi decenni si verificherà un aumento sostanziale della fusione dei ghiacci della Groenlandia. Questa a sua volta determinerà un rallentamento del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (AMOC), una corrente che nell’Oceano Atlantico porta acqua salina ad alta temperatura verso nord negli strati superficiali, e acqua fredda verso sud negli strati più profondi.

La fusione dei ghiacci polari e il futuro dei mari
Il ghiacciaio Renegar in Antartide orientale. (Credit: Nick Golledge)

Gli effetti di questo processo si faranno sentire con un incremento della variabilità del clima. E al Polo Sud, si potrebbe determinare anche un significativo feedback: la fusione dei ghiacci antartici intrappolerà l’acqua calda appena sotto la superficie dei mari, causando un’ulteriore fusione del ghiaccio. Le simulazioni mostrano che l’innalzamento del livello dei mari conseguente alla fusione dei ghiacci delle regioni polari arriverà a circa 25 centimetri entro il 2100.

“L’innalzamento del livello dei mari conseguente alla fusione delle calotte di ghiaccio polari è già in atto, e hasubito un’accelerazione in anni recenti”, ha commentato Golledge. “Il nostro studio ha concluso che questo processo continuerà in una certa misura anche se il clima della Terra si stabilizzerà, ma anche che se ridurremo drasticamente le emissioni, potremo ridurne l’impatto futuro”.

Complessivamente, concludono Golledge e colleghi, l’immissione di acqua dolce negli oceani derivante dalla fusione del ghiaccio polare determinerà complesse variazioni atmosferiche e marine che potrebbero portare a eventi meteo estremi più frequenti.

Nel secondo articolo, Tamsin Edwards del King’s College di Londra e colleghi analizzano in dettaglio l’ipotesi dell’instabilità delle scogliere di ghiaccio marino (Marine Ice-Cliff Instability, MICI). Secondo questa ipotesi, nata per conciliare i modelli di flusso delle calotte di ghiaccio dell’Antartide con i livelli dei mari ipotizzati per le epoche passate, le pareti di ghiaccio che si innalzano oltre 100 metri sopra il livello del mare diventano instabili e collassano se gli strati a contatto con l’acqua fondono.

Edwards e colleghi argomentano che non è necessario ipotizzare che sia entrato in gioco anche questo meccanismo, se si guardano gli incrementi del livello dei mari che si sono verificati nel passato antico e recente, in particolare nel medio Pliocene (circa 3 milioni di anni fa), nel più recente periodo interglaciale (tra 130.000 e 115.000 anni fa circa) e nel periodo 1992-2017.

La fusione dei ghiacci polari e il futuro dei mari
 Ghiacciaio che termina in mare nel Canale Neumayer, in Antartide. (Credit: Mark Brandon)

Quando l’ipotesi di instabilità viene esclusa dai modelli, il contributo dell’Antartide all’innalzamento del livello degli oceani entro il 2100 ha solo una probabilità del cinque per cento di superare i 30-40 centimetri, nello scenario più pessimistico delle future emissioni di gas serra e quindi d’incremento delle temperature globali rispetto ai livelli preindustriali, e del 5 per cento di superare i 10-20 centimetri nello scenario più ottimistico.

“L’instabilità delle scogliere di ghiaccio fu proposta inizialmente come causa di un collasso senza freni di gran parte delle calotte di ghiaccio nel passato dell’Antartide”, ha spiegato Edwards. “Per questo motivo si è ipotizzato che lo stesso meccanismo avrebbe potuto causare un rapido incremento del livello dei mari nel prossimo futuro, in conseguenza del riscaldamento climatico, ma il nostro modello mostra ora che non è così”.

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