Trovate microplastiche nello stomaco di 8 sgombri su 10 pescati alle Canarie

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Trovate microplastiche nello stomaco di 8 sgombri su 10 pescati alle Canarie

La maggioranza sono fibre tessili. La colpa da addebitare alla insufficiente depurazione delle acque reflue?
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Lo studio “Microplastic ingestion by Atlantic chub mackerel (Scomber colias) in the Canary Islands coast”, pubblicato sul Marine Pollution Bulletin da u team di ricercatori delle università spagnole di Las Palmas de Gran Canaria e Politècnica de València  e dell’università del Delaware, ha analizzato l’ingestione di microplastiche da parte dei lanzardo o sgombro cavallo o cavalle (Scomber colias) nelle acque costiere delle isole Canarie e hanno scoperto che «94 delle 120 cavalle in vendita nelle cofradías di Lanzarote e Gran Canaria, vale a dire quasi l’80%, contenevano microplastiche nello stomaco.  In totale sono state trovate 260 microplastiche, la maggior parte erano fibre tessili (74%), ma sono stati trovati anche frammenti di plastica (12%), resti di vernice (12%) e pezzi di reti da pesca e film (2%)».

Rispetto ad altri studi realizzati in diverse parti del mondo, questo dimostra che «Le quantità  trovate sono simili a quelle che presentano pesci di zone altamente contaminate come il Mediterraneo, i porti e le zone costiere dell’Asia o gli estuari in prossimità di aree urbane».

E’ il primo studio che documenta la presenza di microplastiche nel pesce delle Canarie e, secondo i ricercatori dell’Instituto Universitario IU EcoAqua dell’Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, «Una possibile ipotesi sulla quantità di fibre presenti nei pesci sono gli scarichi delle acque reflue che raggiungono il mare senza trattamento o con un trattamento che non riesce a trattenere la maggior parte delle particelle». Ma dicono che per determinare l’origine di queste microplastiche c’è bisogno di ulteriori studi.

Sebbene gli autori dello studio facciano notare che nel caso delle cavalle le interiora non vengono consumate e che quindi non c’è un rischio di ingestione diretta attraverso il consumo di pesce, la scoperta aumenta però la preoccupazione perché le microplastiche contengono contaminanti i cui effetti che possono avere sugli organismi sono ancora sconosciuti.

I ricercatori fanno notare un altro fatto interessante e simile a quanto scoperto in altri studi sui pesci: «La stragrande maggioranza delle microplastiche trovate sono blu. Una possibile spiegazione è che i pesci ingeriscano queste particelle confondendole con il loro cibo, in questo caso i copepodi blu che rappresentano una grande percentuale della loro dieta».

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