Fotografato dai satelliti il ciclo dell’acqua del Mediterraneo (VIDEO)

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Fotografato dai satelliti il ciclo dell’acqua del Mediterraneo (VIDEO)

E’ la prima mappa al mondo, sarà utile per prevedere i cambiamenti climatici
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Si focalizza sull’area del Mediterraneo, la prima mappa al mondo che quantifica il ciclo dell’acqua tra terra, mare e cielo: presentata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) a ‘Living Planet’, la più grande conferenza sull’osservazione della Terra, è stata realizzata incrociando i dati di satelliti che analizzano parametri differenti, come l’umidità del terreno o la temperatura del mare. I suoi risultati permetteranno di perfezionare le previsioni dei cambiamenti climatici, ma soprattutto di ottimizzare la gestione delle risorse idriche essenziali per la vita.

“Conoscere il ciclo dell’acqua nella regione mediterranea è importantissimo: basti considerare che in quest’area si concentra il 7% della popolazione mondiale e solo il 3% di tutta l’acqua del Pianeta, e che il 60% delle persone che sopravvivono come meno di 1.000 metri cubi di acqua all’anno pro capite vivono nei Paesi a sud del Mediterraneo e in Medio Oriente”, spiega Simonetta Cheli, capo dell’Ufficio di coordinamento del direttorato dell’Esa per l’osservazione della Terra.

Rappresentazione grafica del ciclo dell’acqua (fonte: ESA/Planetary Visions)

“Finora avevamo a disposizione dati di diversi satelliti che misuravano singoli aspetti del ciclo dell’acqua: Sentinel-3, per esempio, misura la temperatura e l’altezza della superficie del mare, Grace ‘pesa’ l’acqua valutando le variazioni della gravità, Smos quantifica l’umidità del terreno. Questa, invece, è la prima volta in assoluto che il ciclo viene ricostruito nella sua interezza integrando i dati da missioni nazionali e internazionali”.

“Il risultato dello studio – aggiunge Victor Pellet, del Laboratorio di studi sulle radiazioni e la materia in astrofisica e atmosfera (Lerma) presso l’Osservatorio di Parigi – sarà usato per calibrare i modelli di previsione dei cambiamenti climatici. Questa nuova tecnica farà da apripista per nuovi studi su altre regioni, nella speranza che in futuro venga estesa a tutto il mondo”.

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