Insieme al clima, sta cambiando anche l’agricoltura italiana

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Insieme al clima, sta cambiando anche l’agricoltura italiana

Coldiretti: «L’ulivo si è spostato a ridosso delle Alpi, mentre in Sicilia e in Calabria sono arrivate piante di banane, avocado e di altri frutti esotici. A rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy»
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La National oceanic and atmospheric administration (Noaa) degli Usa ha dichiarato che quello del 2019 è stato il giugno più caldo mai registrato al mondo, un dato che probabilmente peserà molto alla fine dell’anno: «Il 2019 si classifica fino ad ora come il secondo più caldo di sempre sul pianeta facendo registrare una temperatura media nel primo semestre sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,95 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo», spiegano gli agricoltori della Coldiretti sulla base dei dati Noaa, e «anche in Italia – precisa la Coldiretti – lo scorso mese di giugno è stato molto caldo, con una temperatura superiore di 3,3 gradi rispetto alla media; si classifica al secondo posto per temperatura elevata dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni secondo Isac Cnr».


Quella del clima è una partita che riguarda molto da vicino la Coldiretti, ovvero la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, in quanto l’agricoltura è certamente tra le attività economiche più esposte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, che non a caso si sono intensificate negli ultimi anni: solo il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne, stimano gli agricoltori.

«La classifica degli anni interi più caldi lungo la Penisola negli ultimi due secoli si concentra infatti nell’ultimo periodo, e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014 e il 2003. Un processo che – sostiene la Coldiretti – ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici Made in Italy, mai viste prima lungo la Penisola. E il vino italiano con il caldo è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre. Il riscaldamento provoca anche – concludono gli agricoltori – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani».

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