Gli ultimi 12 mesi sono stati i più caldi di sempre

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Gli ultimi 12 mesi sono stati i più caldi di sempre

Tra luglio 2019 e giugno 2020 la temperatura media globale è stata di 1,3° C più elevata rispetto a quella dell’epoca industriale, a un soffio dal limite di “sicurezza” di 1,5° C stabilito dagli esperti. Gli ultimi 12 mesi sono stati inoltre i più caldi di sempre, da quando viene tenuta traccia dei dati. La situazione risulta particolarmente drammatica in Siberia, dove si stanno registrando incendi devastanti.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

 

Gli ultimi dodici mesi, da luglio 2019 a giugno 2020, sono stati i più caldi di sempre, se confrontati con la media storica di riferimento compresa tra il 1981 e il 2010. La temperatura media globale nell’arco dell’ultimo anno è stata infatti di ben 1,3° C superiore rispetto a quella dell’epoca preindustriale; ciò significa che è a soli 0,2° C dalla soglia considerata più sicura per contenere il riscaldamento globale. Nell’Accordo di Parigi sul Clima del 2015 fu stabilito di mantenersi al di sotto dei 2° C, ma si fissò un ulteriore e più ambizioso paletto a 1,5° C. Nel 2018, durante il Climate Science Panel (IPCC) delle Nazioni Unite, gli scienziati dichiararono tuttavia che non superare gli 1,5° C rappresenta un traguardo decisamente più sicuro, per non incappare nelle conseguenze più drammatiche del riscaldamento globale.


A determinare le temperature infernali degli ultimi 12 mesi sono stati gli scienziati del servizio Copernicus Climate Change (C3S) che fa parte del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF), a sua volta branca del Programma Copernicus sviluppato in collaborazione tra la Commissione Europea e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In base ai dati indicati nel comunicato stampa del C3S, tra luglio 2019 e giugno 2020 le temperature medie sono state ben al di sopra della media su larga parte della Siberia e dell’Oceano Artico settentrionale, così come in Alaska e in alcune aree dell’Antartide. Particolarmente drammatica la situazione in Siberia, dove le temperature – superiori di ben 10° C rispetto alla media – nel mese scorso hanno dato vita a incendi che stanno devastando un’area più grande della Campania (circa 14mila chilometri quadrati), facendo finire 59 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. Nella città di Verchojansk lo scorso 20 giugno è stata addirittura raggiunta l’incredibile temperatura di 38° C, 18° C più elevata rispetto alla media del mese. Ma l’ultimo anno è stato più “rovente” anche su quasi tutta l’Europa e in gran parte delle altre terre emerse e degli oceani, con piccole eccezioni in Canada centrale, India settentrionale e alcune zone degli oceani dell’emisfero australe, dove la temperatura media è risultata inferiore.

I preoccupanti dati sulle temperature mostrano che il riscaldamento globale catalizzato dalle attività umane (che continuano a immettere enormi quantità di gas a effetto serra) non si arresta, nemmeno in tempi di pandemia. Se continueremo su questa strada l’umanità andrà incontro a “sofferenze indicibili”, secondo un gruppo di centinaia di scienziati che ha firmato il più approfondito studio sui cambiamenti climatici degli ultimi anni. Siccità; fenomeni atmosferici come tempeste, uragani e alluvioni sempre più violenti; carestie; diffusione di malattie; innalzamento del livello del mare in grado di far scomparire immense aree costiere e isole dalle cartine geografiche; guerre e riduzione significativa della biodiversità sono solo alcune delle conseguenze che potrebbero attenderci. Ma in pochissimi sembrano accorgersi dei rischi che stiamo correndo, praticamente alle porte.

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