Il riscaldamento climatico ha raggiunto il Polo Sud

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Il riscaldamento climatico ha raggiunto il Polo Sud

E’ stata la somma del riscaldamento dovuto alle attività umane e della variabilità naturale del clima dell’Oceano Pacifico tropicale a causare l’aumento delle temperature medie del Polo Sud, cresciute a un ritmo circa tre volte più veloce del resto del pianeta nel periodo 1989-2018
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Dal 1989 il Polo Sud si è riscaldato con un ritmo tre volte più elevato rispetto al resto del pianeta: secondo un articolo pubblicato su “Nature Climate Change” da Kyle Clem, della Victoria University of Wellington, il fenomeno è stato determinato in gran parte dalla variabilità del clima tropicale naturale, ma sarebbe stato intensificato dall’aumento dei gas serra.

Il risultato aggiunge un pezzo importante al complesso puzzle delle conoscenze sui cambiamenti climatici dell’Antartide e del Polo Sud in particolare. Nei diversi modelli climatologici elaborati finora, infatti, non era chiaro quale fosse il contributo naturale e quale il contributo delle attività antropiche ai fenomeni osservati negli ultimi decenni.

Un dato evidente è che verso la fine del Ventesimo secolo la maggior parte dell’Antartide occidentale e della Penisola Antartica ha subito un riscaldamento e un depauperamento delle masse glaciali. Il trend è stato molto più diversificato al Polo Sud, situato nell’interno più remoto del continente e ad alta quota, dove le registrazioni della temperatura dell’aria in superficie risalgono al 1957.

Qui, inizialmente, le temperature avevano una variabilità annuale stagionale molto limitata. Negli anni ottanta, però, la variabilità è aumentata notevolmente, e durante i successivi 20 anni si sono verificate condizioni di freddo da record nel 1983, seguite da diversi anni simili di freddo. La tendenza si è poi invertita nei primi anni di questo secolo, con la temperatura che è salita verso valori più elevati fino a determinare cinque anni di caldo da record.

Clem e colleghi hanno incrociato i dati delle stazioni meteorologiche con i modelli climatici per esaminare l’andamento del riscaldamento al Polo Sud. Il loro studio ha rilevato che il forte riscaldamento dell’interno dell’Antartide negli ultimi 30 anni è stato determinato principalmente dalle temperature elevate dell’Oceano Pacifico tropicale occidentale. Queste acque calde hanno avuto l’effetto di abbassare la pressione atmosferica sul Mare di Weddell, che si trova alle alte latitudini dell’Atlantico del Sud, determinando l’apporto di aria calda al Polo Sud.

Il risultato finale è un tasso di riscaldamento relativo al periodo 1989-2018 circa triplo del tasso globale (+0,6 °C per decennio contro +0,2 °C per decennio). Il ritmo di riscaldamento supera di gran lunga quello del resto del continente, indicando un riscaldamento piuttosto localizzato.

Secondo gli autori, i risultati dello studio suggeriscono che questi cambiamenti atmosferici lungo le coste dell’Antartide sono un importante meccanismo che determina, nelle sue regioni più interne, anomalie climatiche estreme che si protraggono per molti decenni. E la loro conclusione è che è molto improbabile che queste tendenze al riscaldamento siano il risultato di un cambiamento climatico naturale. A questo si è sovrapposto l’effetto del riscaldamento antropogenico, determinando uno dei trend di più intensi di tutto il pianeta.

Questi risultati devono essere considerati attentamente quando vengono valutate le simulazioni climatiche storiche e future, o quando si interpretano i cambiamenti climatici del passato sulla base dell’analisi delle carote di ghiaccio o di altri indicatori fondamentali.

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