Scoperta gigantesca voragine profonda 50 metri provocata dallo scioglimento del permafrost in Siberia

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Scoperta gigantesca voragine profonda 50 metri provocata dallo scioglimento del permafrost in Siberia

Una troupe televisiva di un canale locale ha scoperto, durante un sorvolo in Siberia, un enorme voragine nel terreno, profonda circa 50 metri. Sarebbe stata prodotta dall’esplosione di una gigantesca bolla di metano, liberata in atmosfera a causa dello scioglimento del permafrost
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

Una gigantesca voragine profonda 50 metri si è aperta nella tundra siberiana, a causa dello scioglimento del permafrost – lo strato di ghiaccio “perenne” – che avrebbe fatto letteralmente esplodere una enorme bolla di metano. L’inquietante buco nel terreno, come riporta il Siberian Times, è stato scoperto per puro caso da una troupe televisiva del canale Vesti Yamal, mentre sorvolava la zona in elicottero per un altro servizio. La prima voragine di questo genere fu scoperta nel 2014, ma in base a studi condotti negli ultimi anni ci sarebbero ben 7mila bolle di gas pronte a esplodere e a generare i minacciosi fori nel terreno.

Sotto il permafrost della tundra siberiana si trovano tra i più vasti depositi di gas metano del pianeta, generati dall’attività di batteri presenti nel sottosuolo che consumano i resti organici di animali e piante accumulatisi nell’arco di migliaia di anni. Questo processo biologico rilascia enormi quantità di gas che restano intrappolate sotto la superficie del cosiddetto ghiaccio perenne, formando le bolle. A causa dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo le aree più settentrionali dell’emisfero boreale, tuttavia, anche questo ghiaccio ha iniziato a sciogliersi. Oltre a dar vita all’impressionante “Porta dell’Inferno” nella Jacuzia, una voragine che continua a crescere di 30 metri ogni anno, lo scioglimento sta portando alla luce proprio queste immense sacche di metano sepolte nel terreno, che in superficie si presentano come rigonfiamenti gelatinosi pronti a esplodere, formando “crateri” come quello filmato dalla troupe di Vesti Yamal. Gli scienziati li chiamano idrolaccoliti o “bulgunnyakh”, con un termine russo.

Considerando il numero di bolle identificate dai recenti studi, il rilascio del gas metano può rappresentare un serio rischio per l’intero pianeta. Il metano è infatti un gas a effetto serra 84 volte più potente dell’anidride carbonica (CO2), il principale dei gas rilasciati dalle attività umane che è alla base del riscaldamento globale. Se le temperature continueranno ad aumentare e di concerto esploderanno migliaia di bolle, si immetterà in atmosfera una quantità enorme di gas a effetto serra, che non farà altro che catalizzare ancora di più l’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci, alimentando un circolo vizioso con esiti potenzialmente catastrofici per il pianeta e l’umanità (in particolar modo in relazione all’innalzamento del livello dei mari).

La troupe di Vesti Yamal ha affermato che blocchi di ghiaccio e roccia sono stati osservati a centinaia di metri dalla voragine, probabilmente espulsi nel momento in cui la sacca è esplosa. Secondo il professor Vasily Bogoyavlensky, dell’Istituto russo di ricerca sul petrolio e sul gas di Mosca, nella formazione di questi buchi potrebbero giocare un ruolo diretto anche alcune attività umane, come l’estrazione di gas dalle vaste riserve dello Yamal.

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