L’importanza delle “carote geologiche” nello studio della storia del clima

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L’importanza delle “carote geologiche” nello studio della storia del clima

L’importanza delle “carote geologiche” nello studio della storia del clima

Le carote geologiche dei sedimenti marini possono contribuire a ricostruire la storia del clima nel bacino Mediterraneo. Vengono campionate con strumenti e tecniche particolari, vediamo quali.
di Antonio Cascella
www.ingvambiente.com

Cosa sono le carote geologiche?

Dal cilindro si estraggono conigli, ma a volte si estraggono carote. Queste ultime, intese come ortaggi, aiutano ad ottenere una bella tintarella e a vederci chiaro. In geologia si tratta di oggetti cilindrici, utilizzati per leggere le rocce del sottosuolo e per scoprirne la storia geologica. Sono campioni di roccia e/o sedimenti estratti dal sottosuolo, sulla terra ferma o dai fondali marini e dai laghi. Gli studiosi le campionano attraverso un’operazione piuttosto complessa che si chiama carotaggio.

Il carotaggio è condotto con diverse tecnologie secondo lo scopo e/o il tipo di rocce da perforare.  Esistono quindi diversi tipi di carote secondo il campo di studio. Nell’ambito della paleoclimatologia grande importanza riveste lo studio di carote di sedimenti marini, veri e propri archivi paleoclimatici che contribuiscono a  ricostruire le variazioni del clima passato a varie scale temporali.

Carote geologiche nei sedimenti marini

Nel caso di campionamento dei fondali marini le operazioni di carotaggio sono molto particolari poiché avvengono utilizzando una nave oceanografica (Figura 1).

Nave Minerva Uno
Figura 1. Nave oceanografica Minerva Uno (foto di Antonio Cascella)

Le carote vengono prelevate attraverso un carotiere, uno strumento che permette di raccogliere i sedimenti grazie a un tubo in PVC (liner in inglese) posto al suo interno. In questo caso si tratta di un carotiere a gravità. Lo strumento è formato da un tubo di metallo cavo (asta) avvitato ad una estremità ad una massa del peso di 1200 kg (Figura 2).

Carotiere a gravità
Figura 2. Carotiere a gravità nel momento in cui viene sollevato per essere calato in acqua. (foto di Antonio Cascella)

Fasi del carotaggio

Le operazioni cominciano sul ponte della nave con l’assemblaggio del carotiere. L’asta viene agganciata alla testa pesante (Figura 3). Il carotiere è poi armato inserendo all’interno dell’asta, il liner, la parte che si riempirà di sedimento. In questa fase,  con un pennarello indelebile, si segna una linea longitudinale e delle frecce ad indicare la parte alta della carota (Figura 4). Il passaggio è fondamentale: secondo il principio base della stratigrafia, in una successione normale, i sedimenti posti in basso sono più antichi di quelli che li ricoprono. Così potrà essere sempre distinta la parte più recente (alta) da quella più antica (bassa) durante le successive fasi di studio.

Testa_naso carotiere
Figura 3. Testa e naso del carotiere (Foto di Antonio Cascella)

L’assemblaggio del carotiere termina dopo avere avvitato all’estremità libera un oggetto di forma semiconica, detto naso, che consente al carotiere di penetrare più agevolmente nel fondale marino. Inoltre è dotato di un sistema di apertura e chiusura ad ali che permette al sedimento di riempire il liner e di trattenerlo durante la fase di recupero (Figura 3 ).

marcatura liner
Figura 4. Inserimento e marcatura del liner (foto di Emanuele Genduso)

Come si usa un carotiere?

A questo punto il carotiere è pronto per svolgere il suo lavoro. E’ agganciato ad un cavo, sollevato con l’aiuto di un verricello, calato in acqua e lasciato scendere a velocità controllata verso il fondale marino in cui penetrerà sotto l’azione del peso. Una volta raggiunto il fondale comincia la fase di recupero. Il sistema… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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