Stimato l’impatto del riscaldamento globale nei decessi da calura nelle città

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Stimato l’impatto del riscaldamento globale nei decessi da calura nelle città

Quasi il 40 per cento dei decessi globali collegati al caldo nelle città è da attribuire al recente riscaldamento globale di origine antropica. È la conclusione di uno studio che ha analizzato i dati di oltre 700 città relativi agli ultimi trent’anni
di Antonello Pasini
www.lescienze.it

Gli impatti sulla salute delle ondate di calore nella stagione calda sono sicuramente notevoli, soprattutto per le persone più fragili. Ma non c’è una relazione che leghi quantitativamente l’aumento di temperatura degli ultimi decenni ai danni sanitari sulle persone per effetto “fisiologico” diretto di questi aumenti o per effetti climatici indiretti sull’inquinamento, sugli incendi, sui raccolti agricoli e anche sugli eventi estremi: si ricordi che il maggior calore accumulato in atmosfera e nei mari, insieme a cambiamenti nella circolazione atmosferica, può produrre eventi estremi più violenti che, anch’essi, possono causare danni alla salute o addirittura decessi.

Ora, per la prima volta, uno studio di Ana Vicedo-Cabrera dell’Università di Berna e collaboratori, pubblicato su “Nature Climate Change”, ha tratteggiato un quadro globale della situazione per quanto riguarda il danno estremo, cioè quello della mortalità dovuta al riscaldamento recente indotto dalle attività umane.

Per prima cosa, gli autori dello studio hanno costruito una banca dati di informazioni meteo-climatiche e sanitarie relativa a 732 città in 43 paesi del mondo per il periodo compreso tra il 1991 e il 2018. Poi, sito per sito, hanno trovato le funzioni di risposta all’esposizione termica in termini di mortalità nei quattro mesi più caldi. Infine, hanno usato queste funzioni per stimare la mortalità nelle città considerate, a valle dell’applicazione di modelli climatici a due differenti scenari: uno realistico del riscaldamento recente e uno fittizio relativo a uno scenario passato in cui non ci fosse stato il riscaldamento dovuto alle azioni umane.

Confrontando questi output dei modelli nei termini delle funzioni di risposta trovate in precedenza, il risultato finale ha mostrato come circa il 37 per cento delle morti globali effettivamente collegate al caldo nelle città considerate possa essere attribuito al riscaldamento recente di origine umana. Nonostante la mortalità risulti particolarmente elevata in alcuni paesi in via di sviluppo, si nota una risposta sanitaria estrema all’aumento di temperature anche in Europa centrale e in quella meridionale.

Bisogna aggiungere che la banca dati è ancora lungi dall’essere completa, poiché mancano del tutto i dati delle città africane (tranne quelle del Sudafrica) e anche di molte città asiatiche. In particolare, in questi luoghi la popolazione è particolarmente vulnerabile agli eventi climatici, perché i territori e la struttura sociale sono più fragili. Tutto questo fa quindi pensare che il risultato dell’influenza climatica sulla mortalità globale ottenuto da Vicedo-Cabrera e colleghi possa essere anche sottostimato, se riferito alla totalità del territorio mondiale.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Le Scienze” di agosto 2021)

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