Gli oceani sono minacciati da un’estinzione di massa

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Gli oceani sono minacciati da un’estinzione di massa

Se il riscaldamento climatico procederà a ritmo serrato, la perdita di specie marine sarà pesantissima, secondo un nuovo modello predittivo. E a essere particolarmente colpite sarebbero le regioni che forniscono una percentuale importante di proteine per l’alimentazione umana
di Daniel Lingenhöhl/Spektrum der Wissenschaft
www.lescienze.it

Da tempo ormai il cambiamento climatico è arrivato agli oceani: seppur a un ritmo più lento rispetto alla terraferma, anche l’acqua dei mari si sta gradualmente riscaldando e le specie resistenti al calore si stanno diffondendo a spese delle specie marine amanti del freddo, che stanno migrando verso le regioni polari o in acque più profonde. Questa tendenza si intensificherà nei prossimi decenni e, in casi estremi, potrebbe portare a una grave estinzione di massa negli oceani, secondo un modello illustrato su “Science” da Justin Penn e Curtis Deutsch della Washington University a Seattle, negli Stati Uniti.

Per le specie, i problemi saranno non solo il riscaldamento e la crescente acidificazione dovuta all’anidride carbonica assorbita, ma anche la mancanza di ossigeno associata al riscaldamento. Attualmente, gli oceani hanno già circa il due per cento in meno di ossigeno rispetto a mezzo secolo fa, perché la sua solubilità diminuisce con l’aumento delle temperature. Deutsch e Penn hanno quindi simulato il momento in cui le specie potrebbero estinguersi, non potendo più trovare un habitat adatto, per esempio, qualora il contenuto di ossigeno scendesse sotto certi valori di soglia critici.

I due autori hanno calibrato il loro modello sui dati delle estinzioni di massa del passato, come quella avvenuta alla fine del Permiano. All’epoca, 250 milioni di anni fa, si estinse fino al 96 per cento di tutti gli organismi marini, quando il ciclo del carbonio marino andò fuori sincronia. Non sono stati presi in considerazione altri fattori negativi come la pesca eccessiva, la distruzione delle barriere coralline a causa dello sbiancamento dei coralli né l’inquinamento ambientale. Quest’ultimo potrebbe anche esacerbare la mancanza di ossigeno attraverso fioriture algali periodiche.

Sull’orlo della sesta estinzione di massa

(red) Secondo il modello, almeno il quattro per cento di tutte le specie scomparirebbe con un riscaldamento di soli 2 °C per effetto della sola mancanza di ossigeno. In scenari più estremi, come una variazione di 6 °C, la Terra perderebbe più di un decimo delle specie marine, con un depauperamento che diventerebbe più rapido via via che la temperatura aumenta. Le previsioni pessimistiche sul cambiamento climatico attualmente ipotizzano fino a circa 5 °C di riscaldamento entro il 2100.

Secondo i due scienziati, un fattore di incertezza nella loro modellizzazione è quanto velocemente le specie siano in grado di adattarsi. Se, per esempio, riusciranno a migrare verso habitat più freddi più velocemente che nell’intervallo presunto, il tasso di estinzione rimarrà più basso. Tuttavia, ci sono differenze regionali significative. Le latitudini più elevate saranno le più colpite, mentre le specie tropicali avranno maggiori probabilità di sopravvivere perché possono affrontare meglio le condizioni più calde. Per gli specialisti del freddo, tuttavia, a un certo punto si raggiungerà un limite globale.

Un declino senza precedenti

di Emanuele Bompan Si tratta di cattive notizie soprattutto per gli ecosistemi ancora oggi molto produttivi e caratterizzati da un’alta abbondanza di ossigeno. L’umanità ottiene quasi un quinto delle sue proteine da queste regioni. “La dimensione dell’estinzione che abbiamo calcolato dipende fortemente dalle nostre future emissioni di anidride carbonica”, spiega Deutsch. Se limitiamo il riscaldamento a un massimo di 2 °C, questo riduce l’entità dell’estinzione di oltre il 70 per cento. “I rapidi tagli alle emissioni di gas serra sono cruciali per prevenire una grande estinzione di massa nell’oceano.”

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