CONSIDERAZIONI SULL’ESTATE CHE FA
CONSIDERAZIONI SULL’ESTATE CHE FA
di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera
Le osservazioni del tempo nel corso degli anni ci hanno dimostrato come sia venuta meno la presenza, in estate, dell’Anticiclone delle Azzorre e di quelle condizioni ambientali caratterizzate non solo da un caldo senza eccessi nelle ore centrali della giornata, ma anche da un numero ridotto di notti tropicali. L’espansione sempre più frequente del promontorio nord africano ci ha permesso così di sperimentare ondate di calore più intense e durature rispetto al passato, la cui cessazione tende quasi sempre a trasformarsi in una parentesi di qualche giorno con il campo termico che prova a riallinearsi ai valori climatologici del periodo, ma senza avere la certezza di potercela fare: qualche volta il tentativo va in porto, poche volte si apre una fase relativamente più fresca e molte altre volte, invece, la calura subisce solo un’attenuazione e il segnale di un «caldo superiore alla media» prosegue indisturbato senza mostrare sostanziali cambiamenti anche per diversi giorni.

Si tratta di un comportamento che ormai è andato consolidandosi negli ultimi anni e che nei periodi estivi, particolarmente inclini a subire gli effetti del campo anticiclonico subtropicale, ritroviamo poi nelle linee di tendenza che proviamo a delineare utilizzando il consueto approccio probabilistico alla previsione meteorologica. Di esempi come quello riportato in figura, in cui si nota la previsione media del campo termico a 850 hPa (linea bianca) mantenersi sempre al di sopra della media climatologica di riferimento dell’ultimo trentennio (linea rossa), ne abbiamo visti a dozzine nel corso dell’anno ma è specialmente in estate che questa situazione diventa più avvertita dalla popolazione perché è legata al mantenimento di condizioni termiche associate al disagio fisiologico da caldo. Abbiamo sempre affermato che è proprio questo segnale a dimostrare, in modo netto e chiaro, il significato di «persistenza» di uno stato del tempo che, anche se poi non coincide con una vera e propria onda di calore, contribuisce al mantenimento di un’anomalia positiva di temperatura che non trova il modo di essere annullata, essendo assenti le fasi meteorologiche di segno opposto e ugualmente persistenti.
Così, se è la persistenza di un unico segnale ad avere in mano le redini del comportamento del tempo, non dobbiamo poi meravigliarci se il bilancio finale del mese dovesse presentare, dal punto di vista termico, un importante scarto positivo dalla climatologia e quel mese dovesse finire tra i dieci più caldi o addirittura riuscire a salire su uno dei tre gradini del podio. Non dobbiamo meravigliarci perché il clima, proprio in questi casi particolari, si serve della dinamica atmosferica per mostrarci per filo e per segno come questo risultato è facilmente conseguibile proprio nel momento in cui, a dettare legge, è la persistenza di una ben precisa situazione meteorologica