Dodici mesi intrappolati fra i ghiacci per studiare l’accelerazione della fusione del Polo Nord

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Dodici mesi intrappolati fra i ghiacci per studiare l’accelerazione della fusione del Polo Nord

Un gruppo di ricercatori farà incagliare la propria nave nei ghiacci dell’Oceano Artico, lasciandola andare alla deriva per un anno mentre si sposta lentamente in direzione del Polo Nord: scopo dell’impresa, scoprire perché l’area si sta riscaldando a un ritmo così accelerato

di Shannon Hall / Scientific American
www.lescienze.it

Ogni autunno l’Artide subisce una metamorfosi radicale. Quando il Sole cala dietro l’orizzonte per l’ultima volta, per non tornare a sorgere fino a primavera, il buio scende sul gelido paesaggio marino, le temperature crollano e la banchisa aumenta di volume fino a diventare una fortezza micidiale, così spessa che nessun rompighiaccio riesce a penetrarla. Le navi oceanografiche fuggono verso sud per evitare a tutti i costi di rimanere intrappolate durante questa stagione tremenda. Eppure quest’anno alcuni ricercatori, assieme a qualche giornalista fortunato come me, oseranno fare proprio il contrario.

La partenza, proprio in questi giorni, è da Tromsø, in Norvegia, per poi navigare verso est lungo la Siberia e poi verso nord in direzione del Polo Nord. Il capitano dirigerà la nave su un banco di ghiaccio e poi spegnerà i motori, condannandola a rimanere bloccata lì quando il ghiaccio si ispessirà rapidamente. La nave rimarrà congelata per un anno intero, andando alla deriva tra gli artigli dell’Oceano Artico.

L’obiettivo della missione, chiamata MOSAiC (Multidisciplinary Drifting Observatory for the Study of Arctic Climate, osservatorio multidisciplinare alla deriva per lo studio del clima artico), è comprendere meglio perché la zona più settentrionale della Terra si sta riscaldando a un ritmo così allarmante: due volte più in fretta rispetto alle latitudini più basse.

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