Anche quest’anno il buco dell’ozono sta rimanendo aperto più del previsto

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Anche quest’anno il buco dell’ozono sta rimanendo aperto più del previsto

Copernicus: in condizioni normali comincia a diminuire costantemente nel mese di novembre, invece adesso è grande ancora 15 milioni di kmq
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Ogni anno, durante la primavera australe, nella stratosfera sopra il Polo Sud iniziano ad accumularsi sostanze lesive – come i clorofluorocarburi (CFC) e gli idrofluorocarburi (HFC) – che portano all’ormai noto buco dell’ozono, ovvero una drastica riduzione della concentrazione di ozono nella stratosfera, con pericolose conseguenze per la salute umana.

Ogni anno, durante la primavera australe, nella stratosfera sopra il Polo Sud iniziano ad accumularsi sostanze lesive – come i clorofluorocarburi (CFC) e gli idrofluorocarburi (HFC) – che portano all’ormai noto buco dell’ozono, ovvero una drastica riduzione della concentrazione di ozono nella stratosfera, con pericolose conseguenze per la salute umana.

Il buco dell’ozono inizia a formarsi a metà del mese di agosto e si chiude tipicamente verso la fine di novembre, quando le temperature stratosferiche aumentano, ma quest’anno l’area del buco dell’ozono si è formata diversi giorni prima dalla norma e ancora non accenna a chiudersi.

Secondo i dati presentati oggi da Copernicus – il programma di punta dell’Ue per l’osservazione della Terra –, nel 2023 il buco dell’ozono è il sesto più grande dell’era satellitare (a partire dal 1979), con un’area totale di 26,15 milioni di kmq.

Inoltre, nonostante l’area del buco dell’ozono sia diminuita in modo tipico fino all’inizio di ottobre, è aumentata di nuovo verso la fine del mese e ha mantenuto un’area di circa 15 milioni di kmq, che si prevede durerà fino alla prima settimana di dicembre.

Da Copernicus, Vincent-Henri Peuch guarda il bicchiere mezzo pieno: «Dalla firma del Protocollo di Montreal, abbiamo ridotto drasticamente le emissioni di sostanze che intaccano lo strato di ozono, dando spazio all’atmosfera per iniziare il suo processo di recupero. Si tratta di un percorso lungo che coinvolge molti fattori fluttuanti che devono essere monitorati per avere una corretta comprensione dell’andamento dello strato di ozono. Il successo del Protocollo di Montreal è una testimonianza di quanto possano essere efficaci le azioni per proteggere il clima globale».

Sempre Copernicus però sottolinea che l’insolita durata del buco dell’ozono di quest’anno è pari a quella dei buchi dell’ozono degli ultimi 3 anni. Dal 2020, i buchi dell’ozono si sono chiusi molto più tardi rispetto al solito, con la chiusura di ciascuno di essi a metà o fine dicembre.

Secondo Copernicus i buchi dell’ozono sono durati così a lungo in questi anni a causa di temperature stratosferiche più fredde della media e di un forte vortice polare che si è protratto fino a dicembre. Sono stati identificati diversi potenziali fattori alla base del forte vortice polare osservato, come il vapore acqueo immesso nella stratosfera dal vulcano Hunga-Tonga, le oscillazioni dei flussi di vento nell’emisfero meridionale e i cambiamenti climatici, anche se è necessario condurre ulteriori ricerche su questo fronte.

Anche quest’anno il Servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus (Cams) sta seguendo da vicino il suo sviluppo e sta analizzando le sue potenziali cause.

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