(TROPPA) ENERGIA CHE SI TRASFORMA

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(TROPPA) ENERGIA CHE SI TRASFORMA

(TROPPA) ENERGIA CHE SI TRASFORMA

di Andrea Corigliano – Fisico dell’Atmosfera

Lo scatto radar delle ore 16 di lunedì 16 giugno, immortala l’estesa area piovosa che nel corso del pomeriggio ha interessato il settore centro-orientale del Nord con il passaggio di temporali anche di forte intensità che hanno prodotto grandinate, nubifragi e violente raffiche di vento. Come abbiamo detto, sono queste le conseguenze dell’ingresso di una goccia fredda che nel corso delle prossime 48-72 ore attraverserà tutta l’Italia apportando condizioni di tempo instabile e una diminuzione delle temperature.

Sono queste anche le conseguenze di una dinamica atmosferica che permette lo scontro tra masse d’aria molto diverse tra loro dal punto di vista termodinamico: una molto calda e umida che si accumula nei bassi strati e una più fredda in quota che, scavalcando l’arco alpino, rende instabile la colonna troposferica mettendola nelle condizioni di convertire rapidamente l’energia potenziale accumulata in fenomeni a prevalente carattere temporalesco. Calore e umidità rappresentano infatti per i temporali due ingredienti importanti che, in condizioni di equilibrio instabile, contribuiscono a fare aumentare la probabilità che la fenomenologia in formazione possa essere violenta perché entrambi i fattori alimentano quei movimenti ascendenti dell’aria che formano i cumulonembi. Un’onda di calore, legata all’espansione del promontorio nord africano, rappresenta quindi la condizione ottimale affinché gli strati prossimi al suolo possano accumulare un carburante di ottima fattura: se l’avvezione di aria subtropicale è infatti all’origine delle elevate temperature anche superiori ai 34-35 °C che si possono facilmente raggiungere, la trasformazione delle caratteristiche fisiche della stessa massa d’aria che ristagna a contatto con aree vegetate o con la superficie marina va a completare l’accumulo energetico potenziale assorbendo, con il passare dei giorni, vapore acqueo.

Ma più una massa d’aria è calda, più vapore acqueo può contenere per la nota equazione di Clausius-Clapeyron. Di conseguenza, le ondate di calore di stampo nord africano diventano inevitabilmente l’anticamera di una condizione ambientale molto favorevole ad un accumulo massiccio di energia, pronta eventualmente ad essere utilizzata quando il promontorio nord africano lascia campo libero all’ingresso di una circolazione ciclonica.

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