Taiwan è il primo paese asiatico che vieta di mangiare cani e gatti!

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Taiwan è il primo paese asiatico che vieta di mangiare cani e gatti!

Taiwan dice addio alla carne di cane e gatto! Il paese ne ha introdotto il divieto di vendita e di consumo, una pratica controversa molto comune nei paesi asiatici, Cina in testa.
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Martedì il governo ha modificato la legge sulla protezione degli animali, introducendo multe salate e punizioni più lunghe per gli atti relativi alla crudeltà sugli animali. Le multe andranno da 1.600 a 8.000 dollari per chi viene sorpreso a vendere o consumare carne di cane e gatto o prodotti che contengono parti degli animali, secondo quanto riferito dalla Central News Agency di Taiwan.

Ma non è tutto. Il governo si impegna anche a pubblicizzare i nomi e le immagini di chi non rispetta questo divieto.

Più in generale, le violenze sugli animali saranno punite con una pena fino a due anni di carcere e una multa da 6.500 a 65.400$. Prima, la pena massima era un anno di galera e fino a 32.700 dollari di multa.

Gli emendamenti alla legge sulla protezione degli animali, emanata nel 1998, arrivano in un momento di maggiore sensibilizzazione e consapevolezza in relazione alla crudeltà sugli animali nel paese.

Se Taiwan pone fine all’uccisione di cani e gatti, nel resto dell’Asia la carne canina è ancora largamente consumata, soprattutto in Cina, Corea del Sud, Laos, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Filippine e India settentrionale.

dove si consuma la carne di cane

Sotto questo fronte, il paese più controverso è la Cina col festival di Yulin durante il quale vengono macellati migliaia di cani.

Nel 2016, gli attivisti cinesi e internazionali per i diritti degli animali hanno presentato una petizione con 11 milioni di firme per protestare contro il festival.

 In Corea del Sud, dove i cani vengono allevati per il consumo umano, circa 2 milioni vengono tenuti in circa 17.000 strutture, e molti vengono uccisi dall’elettrocuzione, una scarica di corrente elettrica.

Taiwan dice no a tutto questo. Ci auguriamo che anche altri paesi possano fare altrettanto.

Francesca Mancuso

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