Venezuela: mappata, con i droni, l’arte rupestre precolombiana del fiume Orinoco

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Venezuela: mappata, con i droni, l’arte rupestre precolombiana del fiume Orinoco

Grazie all’uso delle macchine i ricercatori sono riusciti ad avere immagini delle incisioni rupestri delle rapide di Atures, tra le più grandi del mondo antico
di Sarah Gibbens
www.nationalgeographic.it

Mappa del Venezuela. L’area dei petroglifi di Atures puntata in rosso

“I miti indigeni parlano di queste rapide come dimora del dio sole”, afferma Philip Riris, archeologo dell’University College di Londra. “Un altro mito afferma che quando l’albero del mondo (dove tutti gli animali e le piante hanno avuto origine) si è rovesciato, la sua corona – la parte più alta e più folta dei rami –  è caduta nell’Orinoco e ha formato le rapide”.
Riris si riferisce alle rapide di Atures, che si trovano nel tratto venezuelano, ma sul confine con la Colombia, del fiume Orinoco, il secondo più lungo del Sud America. Nel punto in cui le imbarcazioni non possono più procedere ci sono alcune isolette che custodiscono testimonianze di arte rupestre tra le più grandi e significative al mondo.
Nel suo studio sui petroglifi venezuelani, pubblicato lo scorso dicembre sulla rivista Antiquity, Riris osserva che le rapide già 2000 anni fa erano una “zona di convergenza etnica, linguistica e culturale”.


Un tratto delle rapide di Atures viste da sud. Fotografia per gentile concessione Dr Philip Riris

L’arte rupestre della regione contiene una varietà di motivi incisi in stili simili, fatto che indica agli archeologi come la regione fosse un tempo un centro di confluenza diversi gruppi. Riris e un team di studiosi dell’University College di Londra hanno condotto un lavoro di catalogazione su larga scala, il più dettagliato mai realizzato, dell’arte rupestre dell’area. I ricercatori sperano, grazie ai dati raccolti, di poter avere approfondire la conoscenza delle diverse culture indigene della regione, così come si presentavano prima dell’arrivo degli europei.

Strumenti high-tech
Per ottenere le immagini che vedete, Riris ha utilizzato droni equipaggiati con videocamere per la fotogrammetria [una tecnica di rilievo che permette di acquisire dei dati metrici di un oggetto – forma e posizione – tramite l’acquisizione e l’analisi di una coppia di fotogrammi stereometrici]. Queste fotocamere high-tech utilizzano le immagini per creare rendering tridimensionali dei soggetti ripresi.

Riris spiega che i droni sono in assoluto lo strumento migliore perché dimensioni – e posizione – di alcune incisioni rendono particolarmente arduo poterle osservare da terra. “In alcuni casi, mentre ripulivo le incisioni in uno dei siti meno conosciuti, non mi ero reso conto che quello che stavo ripulendo fosse un singolo, enorme petroglifo”, osserva. Il più grande, singolo, disegno noto è quello di un serpente cornuto. Ha una lunghezza complessiva di circa 30 metri. Un altro “panel” di graffiti copre una superficie di circa 300 metri quadri. Gli archeologi hanno scoperto che contiene almeno 93 incisioni, alcune delle quali lunghe diversi metri. Riris spiega che le raffigurazioni di esseri umani e animali sono alcuni i motivi più ricorrenti trovati tra i petroglifi della rapide di Atures.


Foto aerea del panel ovest di Picure (una delle isolette tra le rapide), con una grafica interpretativa sovrapposta alle incisioni. Fotografia per gentile concessione Dr Philip Riris

Arte concettuale
Una delle incisioni mostra quello che sembra essere un flautista circondato da altre persone. Potrebbe far riferimento a un tema stagionale di rinnovamento. Prima dell’arrivo della stagione umida, infatti, il fiume Orinoco vede diminuire la sua portata d’acqua, e diventando meno profondo, lascia esposte alcune di queste incisioni rupestri. Quella che oggi è un’opportunità per gli archeologi, nel passato, migliaia di anni fa, potrebbe aver avuto anche un significato rituale.
Un’altra immagine spesso ricorrente era quella che gli archeologi chiamano “c-scroll”, due spirali contrapposte. Questo disegno è stato documentato a Nord, fino ai Caraibi e a Sud, fino all’Amazzonia centrale.
Studi precedenti avevano suggerito che queste spirali rappresentassero la potenza e la fertilità maschile, ma Riris afferma che è difficile attribuire un significato esatto a quelle trovate in Venezuela perché i simboli tendono ad adottare significati diversi in regioni diverse. Riris nota anche che saranno necessarie ulteriori ricerche per scoprire quali tribù indigene hanno realizzato delle incisioni piuttosto che altre, ma spera di poter un giorno ricostruire un quadro completo della vita nella regione prima della colonizzazione europea.


Foto aerea del panel ovest di Picure, con una grafica interpretativa sovrapposta alle incisioni. Fotografia per gentile concessione Dr Philip Riris

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