La moria delle api a causa degli insetticidi neonicotinoidi confermata (di nuovo) dall’Ue

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La moria delle api a causa degli insetticidi neonicotinoidi confermata (di nuovo) dall’Ue

Sulla base di una revisione di oltre 700 studi, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato oggi un nuovo rapporto. Greenpeace: «Prove schiaccianti. L’Italia e gli altri Paesi devono smetterla di tergiversare»
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Come è ormai noto da tempo, il declino degli insetti impollinatori come le api è una minaccia che sta già mettendo a rischio biodiversità, territorio e agricoltura: si stima che al meno il 9,2% delle api selvatiche europee sia già minacciato di estinzione, e che un ulteriore 5,2% sia suscettibile al rischio. Numeri ancora più preoccupanti, considerando che per il 56,7% delle specie di api non abbiamo neanche dati sufficienti a formulare stime. Al perché di questo declino concorrono numerosi fattori nei quali ricorre la mano dell’uomo, come nel caso degli insetticidi neonicotinoidi.

Un ulteriore conferma arriva dal rapporto pubblicato oggi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa): sulla base di una revisione di oltre 700 studi su imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, l’Efsa ha confermato che queste sostanze chimiche comportano rischi elevati per le api e che le restrizioni imposte dall’Ue nel 2013 non sono sufficienti per controllare tali rischi.

«Le prove sono schiaccianti – commenta Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace – I neonicotinoidi mettono gravemente a rischio le api, le coltivazioni e le piante che da esse vengono impollinate. L’Italia e gli altri Paesi europei devono smetterla di tergiversare e sostenere pienamente il bando permanente dei neonicotinoidi proposto dall’Ue. Sarebbe un primo passo concreto per prevenire il catastrofico collasso delle popolazioni di api».

Nel marzo del 2017, la Commissione europea ha proposto un bando permanente ai tre neonicotinoidi, con l’eccezione del loro utilizzo nelle serre. I Paesi membri voteranno questa misura il prossimo 22 marzo, dopo che lo scorso dicembre il voto era stato rimandato, appunto per attendere la pubblicazione del rapporto dell’Efsa.

«L’Italia si era già espressa negativamente al bando temporaneo votato nel 2013, per questo la domanda che facciamo è sempre la stessa, come voteranno i rappresentanti del nostro Paese il prossimo 22 marzo? Al momento – conclude Ferrario – dopo ripetute richieste e nonostante l’appello rivolto al ministro Martina da parte di quasi 140 mila persone, ancora si attende una risposta».

La revisione odierna delle evidenze scientifiche è stata possibile proprio grazie a queste restrizioni parziali in Ue, introdotte nel 2013, sull’uso dei tre insetticidi neonicotinoidi in agricoltura. Questa pubblicazione arriva dopo altre cinque relazioni dell’Efsa, nel 2015 e nel 2016, che evidenziano costantemente i pericoli che queste sostanze rappresentano per api mellifere e api selvatiche.

Oltre a imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, Greenpeace chiede anche il divieto per altri quattro neonicotinoidi, il cui uso è attualmente permesso in Ue: acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e flupyradifurone. L’utilizzo di questi quattro pesticidi è infatti in continua crescita in sostituzione dei tre neonicotinoidi oggetto di restrizione temporanea.

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