Raggi cosmici sempre più intensi: a rischio le prossime missioni umane nello spazio

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Raggi cosmici sempre più intensi: a rischio le prossime missioni umane nello spazio

La diminuzione dell’attività del Sole rende il Sistema Solare più vulnerabile ai raggi cosmici. Un ulteriore pericolo per gli astronauti.
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I raggi cosmici, radiazioni provenienti dal profondo spazio, stanno aumentando: un nuovo studio mette in guardia sui pericoli che dovranno affrontare i futuri astronauti. La causa sembra essere l’affievolirsi del nostro scudo naturale: l’attività del Sole.

Le particelle cariche emesse dal Sole formano infatti una barriera naturale contro quelle particelle ancora più energetiche (e quindi più dannose) che arrivano dal cosmo. L’attività della nostra stella è però al minimo storico, mai cosi bassa negli ultimi 80 anni.

Precedenti studi si erano basati proprio sui cicli di 11 anni dell’attività solare per prevedere quanti raggi cosmici provenienti da resti di stelle della nostra galassia, o addirittura da altre galassie, avrebbero raggiunto il Sistema Solare. Sebbene questi studi avessero già prefigurato una maggiore “permeabilità” dovuta all’indebolimento dello scudo, gli ultimi rilievi mostrano un aumento maggiore del previsto.

Illustrazione della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter: a bordo lo strumento utilizzato dai ricercatori per captare i raggi cosmici. | Nasa

Lo strumento CRaTER (Cosmic Ray Telescope for the Effects of Radiation) a bordo della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter ha potuto captare i raggi cosmici nello spazio aperto.

La sua posizione privilegiata in orbita attorno alla Luna gli permette di guardare al cosmo da fuori dei nostri due scudi più interni: l’atmosfera e la magnetosfera terrestre, che si estende tra 60.000 km (lato diurno della Terra) e 250.000 km (lato notturno), che sono le ultime difese che abbiamo prima che la radiazione arrivi al suolo.

I dati ricevuti dalla sonda indicano al momento un incremento di raggi cosmici del 10% rispetto alle previsioni. Non è tutto: i ricercatori ritengono che quando il ciclo dell’attività solare ricomincerà, il Sole non tornerà comunque al suo vecchio splendore. La progressiva inattività farà registrare circa il 20% di raggi cosmici in più nel prossimo ciclo.

Gli astrofisici hanno quindi messo in guardia le agenzie spaziali: l’ultima volta che degli uomini sono usciti dalla magnetosfera terrestre (durante il programma Apollo, finito nel 1972) le radiazioni cosmiche erano decisamente più basse. E già allora la preoccupazione per gli effetti dei raggi cosmici sull’uomo limitava il tempo dedicato alle passeggiate lunari. Siamo dunque di fronte a un ulteriore ostacolo alle future missioni umane sulla Luna e sugli altri pianeti.

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