I gas serra porteranno le temperature del pianeta a livelli mai visti negli ultimi 34 milioni anni

0

I gas serra porteranno le temperature del pianeta a livelli mai visti negli ultimi 34 milioni anni

L’analisi di campioni di sedimenti oceanici raccolti in oltre 50 anni di campagne di trivellazione ha portato al più ampio e dettagliato modello mai realizzato della storia climatica del pianeta. I dati mostrano che le attività umane stanno riportando il pianeta verso gli stati climatici che non si vedevano dall’epoca dell’Eocene, terminata circa 34 milioni di anni fa
www.lescienze.it

In 66 milioni di anni la Terra ha conosciuto quattro diverse fasi climatiche, che hanno lasciato una traccia nei sedimenti oceanici. Ora questo registro naturale è stato decifrato con una precisione senza precedenti da una collaborazione internazionale di ricerca, che firma un articolo su “Science”.

La ricerca è partita dai campioni del fondo oceanico raccolti in oltre cinque decenni di spedizioni scientifiche internazionali dall’International Ocean Discovery Program (IODP) e da altri progetti. In 12 laboratori del mondo, i ricercatori hanno misurato gli isotopi dell’ossigeno e del carbonio contenuti nei resti dei microfossili presenti nei campioni.

I dati così ottenuti sono serviti da base per ottenere una “curva di riferimento del clima” chiamata CENOGRID (CENOzoic Global Reference benthic foraminifer carbon and oxygen Isotope Dataset) e  identificare quattro diversi stati climatici, classificati, rispettivamente, come “Hothouse”, “Warmhouse”, “Coolhouse” e “Icehouse”, che si sono alternati nel corso della storia del pianeta.

Ciascuno di questi stati ha alcune caratteristiche distintive, come la concentrazione di gas serra e il volume dei ghiacciai polari. In particolare, nei periodi Hothouse e Warmhouse, alte concentrazioni di gas serra erano correlate a temperature elevate e ghiacci polari limitati o assenti. Nei periodi Coolhouse e Icehouse, per contro, basse concentrazioni di gas serra erano associate a temperature basse e calotte polari molto ampie e massicce.

L’andamento climatico degli ultimi 66 milioni di anni ricostruito nello studio (© Thomas Westerhold)

“Grazie a CENOGRID possiamo capire qual è il normale intervallo di cambiamenti climatici naturali e di variabilità della Terra e quanto velocemente il pianeta si è ripreso dagli eventi passati”, ha spiegato Anna Joy Drury, dell’Università di Brema, coautrice dello studio. “La Terra ha sperimentato anche in precedenza stati climatici caldi, ma si trattava di periodi caratterizzati da eventi climatici estremi, radicalmente diversi da quelli del mondo attuale”.

Il primo risultato di rilievo dello studio è che i dati su un arco di tempo di decine di milioni di anni hanno consentito di confermare, con una continuità e una precisione mai raggiunte finora, che la variabilità naturale del clima segue dei cicli, noti come cicli di Milankovitch, con le lievi variazioni dell’orbita della Terra intorno al Sole, che riguardano nello specifico la forma dell’orbita più o meno allungata, l’inclinazione dell’asse di rotazione e il cambiamento della sua direzione (precessione).

Il secondo risultato è che su uno sfondo climatico naturale così definito, si staglia in modo deciso l’influenza delle attività umane. I dati infatti mostrano che negli ultimi tre milioni di anni la Terra è rimasta in uno stato Icehouse, caratterizzato dall’alternanza di periodi glaciali e interglaciali. Homo sapiens si è evoluto in questo periodo, ma le emissioni di gas serra e altre attività umane stanno ora portando il pianeta verso stati climatici di Warmhouse e Hothouse che non si vedevano dall’epoca dell’Eocene, terminata circa 34 milioni di anni fa.

“La luce che CENOGRID getta sul passato del pianeta fornisce il contesto del cambiamento antropico in corso e di quanto sia eccezionale”, ha concluso Drury. “Dall’ultimo picco di calore di Hothouse, negli ultimi 50 milioni di anni il clima della Terra si è gradualmente raffreddato, ma i rapidi cambiamenti antropogenici attuali e previsti invertono questa tendenza e, se non attenuati, superano di gran lunga la variabilità naturale degli ultimi 66 milioni di anni”. (red)

Share.

Leave A Reply