La Corrente del Golfo mai così debole da oltre un millennio

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La Corrente del Golfo mai così debole da oltre un millennio

Negli ultimi decenni, la circolazione delle masse d’acqua dell’Oceano Atlantico ha raggiunto i suoi minimi storici in oltre mille anni, probabilmente a causa del riscaldamento climatico. Lo ha stabilito un nuovo studio che ne ha ricostruito l’evoluzione negli ultimi 1600 anni analizzando dati naturali indiretti, e che conferma le stime di precedenti ricerche
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Il sistema della Corrente del Golfo, conosciuto anche come Capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (AMOC) è un complesso schema di scambio dell’Oceano Atlantico che trasporta acqua calda salina e di superficie verso nord, e riporta l’acqua fredda e a bassa salinità verso sud. Questo scambio è fondamentale per la regolazione del clima e degli eventi meteo su entrambi i lati dell’Atlantico, ma è stato alterato per effetto dell’attenuazione progressiva dell’intensità della corrente.

Ora un nuovo studio pubblicato su “Nature Geoscience” da Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research PIK e colleghi ha stabilito che l’intensità dell’AMOC ha raggiunto i suoi valori minimi degli ultimi 1000 anni, riportando l’attenzione su uno degli effetti ambientali più significativi dell’aumento delle temperature del pianeta legato alle attività umane.

Precedenti studi di Rahmstorf e colleghi hanno mostrato un rallentamento dell’AMOC di circa il 15 per cento a partire dalla metà del Ventesimo secolo, probabilmente determinato dal riscaldamento globale. Mancava però un collegamento sulle possibili variazioni della Corrente del Golfo a lungo termine, anche perché le misurazioni dirette dell’AMOC sono iniziate solo nel 2004.

Ora gli studiosi hanno analizzato i dati ricavati per via indiretta da diverse registrazioni naturali come i sedimenti oceanici, i coralli, gli anelli di accrescimento degli alberi e le carote di ghiaccio, ricostruendo la storia dell’AMOC. “Per la prima volta, abbiamo combinato una serie di studi precedenti e abbiamo scoperto che forniscono un quadro coerente dell’evoluzione dell’AMOC negli ultimi 1600 anni”, ha spiegato Rahmstorf.

I dati mostrano che le correnti oceaniche hanno iniziato a diminuire intorno al 1850 circa, con la fine della piccola era glaciale, ma il declino più drastico si è verificato dalla metà del XX secolo. Questa conclusione è coerente con quella del rapporto sugli oceani pubblicato nel 2019 del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) secondo cui l’AMOC  si sarebbe indebolito rispetto al 1850-1900.

Si tratta ora di capire quale sia la causa di un mutamento così profondo e quali conseguenze potrebbe produrre. Secondo diversi modelli climatologici, si tratterebbe di una risposta al riscaldamento globale causato dai gas serra.

L’AMOC è infatti causato dai fenomeni di convezione profonda, innescata dalle differenze di densità dell’acqua dell’oceano: l’acqua calda e salata si sposta dal sud al nord dove si raffredda e quindi diventa più densa. Quando è abbastanza pesante, l’acqua sprofonda in strati oceanici più profondi e ritorna verso sud. Il riscaldamento globale altera questo meccanismo: l’aumento delle precipitazioni e l’incremento nel tasso di fusione della calotta glaciale della Groenlandia aggiungono acqua dolce all’oceano in superficie. Questo riduce la salinità e quindi la densità dell’acqua, ostacolando l’affondamento e quindi indebolendo il flusso dell’AMOC.

“Se il riscaldamento climatico continuerà, il sistema della Corrente del Golfo diminuirà la sua intensità del 34-45 per cento entro il 2100, secondo i più recenti modelli climatologici”, ha aggiunto Rahmstorf.

Per quanto riguarda le conseguenze ambientali, un primo effetto è l’aumento del livello del mare sulla costa orientale degli Stati Uniti, dovuto al fatto che le forze di trascinamento della rotazione terrestre sono meno equilibrate dalle correnti dell’Atlantico.

In Europa invece un ulteriore indebolimento del sistema della corrente del Golfo potrebbe causare un incremento degli eventi meteo estremi, come le tempeste invernali che arrivano dall’Atlantico, oppure delle ondate di calore e della siccità durante i mesi estivi

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