Le acque di falda del pianeta si stanno progressivamente esaurendo

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Le acque di falda del pianeta si stanno progressivamente esaurendo

Negli ultimi anni il livello delle falde acquifere è diminuito in molte regioni, mettendo a rischio di esaurimento fino a un quinto dei pozzi del pianeta. Lo rivela una nuova analisi di 39 milioni di pozzi in 40 nazioni, che sottolinea i futuri pericoli per la disponibilità di cibo per milioni di persone e per la conseguente instabilità sociale e politica
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Circa un quinto dei pozzi in tutto il mondo è a rischio di esaurimento se le riserve di acqua di falda continueranno a diminuire nei prossimi decenni. Lo sostengono in un articolo pubblicato su “Science” Scott Jasechko e Debra Perrone dell’Università della California a Santa Barbara, dopo aver analizzato i dati relativi a 40 nazioni.

Le falde acquifere sono la fonte primaria di acqua per quasi metà della popolazione del pianeta, non  solo per il consumo di acqua potabile ma anche per l’irrigazione delle coltivazioni agricole e per la produzione industriale. La loro natura perenne e distribuita le rende inoltre una risorsa cruciale anche per l’adattamento al riscaldamento climatico. Tuttavia, nonostante la loro importanza strategica per il benessere di tutti, i dati sulla disponibilità delle acque delle falde sono difficili da raccogliere e non sono mai stati valutati su scala globale.

Alcuni studi hanno però evidenziato una tendenza complessiva: l’aumento della domanda e una generale mancanza di gestione adeguata hanno portato al progressivo esaurimento delle falde acquifere in molte importanti regioni del pianeta. Una prima strategia di adattamento attuata in molti casi consiste nello scavo di pozzi più profondi, che sono meno vulnerabili di quelli superficiali al riscaldamento climatico e alle variazioni del livello della falda, ma non risolvono la questione del depauperamento delle risorse idriche a lungo termine.

Jasechko e Perrone hanno considerato i dati di quasi 39 milioni di pozzi in tutto il mondo, in territori che rappresentano circa il 40 per cento delle terre emerse non coperte dai ghiacci e circa metà di tutta l’acqua di falda del pianeta (per l’Italia, i dati forniti dal Servizio geologico d’Italia sono relativi a quasi 100.000 rilevazioni condotte in 560 pozzi).

Complessivamente, i dati mostrano che il 6-20 per cento dei pozzi arriva a una profondità non superiore a 5 metri oltre l’attuale livello della falda acquifera locale. Ciò indica che una variazione di quel livello anche di pochi metri metterebbe milioni di pozzi a rischio di prosciugamento.

di Davide Michielin Come sottolineano in un articolo di commento sullo stesso numero di “Science” James Famiglietti e Grant Ferguson dell’Università di Saskatchewan, in Canada, lo studio di Jasechko e Perrone suona come un campanello di allarme per l’accesso universale all’acqua di falda, messo in forse per le popolazioni soprattutto nei paesi e nei territori più poveri. La scarsità d’acqua infatti richiede notevoli investimenti economici per scavare pozzi più profondi e il ricorso a una maggiore energia per pompare l’acqua dalle profondità del terreno.

Da non trascurare inoltre le profonde implicazioni sociali e di stabilità politica di intere regioni: il depauperamento dell’acqua di falda potrebbe infatti essere l’innesco di una seria crisi nella produzione di cibo e quindi dei mezzi di sussistenza per milioni o addirittura miliardi di persone, con il rischio anche di conflitti violenti e di ondate migratorie dai paesi più colpiti.

Garantire che le acque di falda rimangano una componente affidabile delle forniture idriche sarà una  sfida formidabile per il futuro, continuano Famiglietti e Ferguson. Per affrontarla, sarà necessario promuovere nuove istituzioni e reti di collegamento per aumentare la consapevolezza sulle necessità urgenti, incoraggiare e coordinare la partecipazione delle parti interessate e aiutare i governi a costruire la volontà politica di proteggere le acque sotterranee come elemento chiave della sicurezza idrica

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