Missione Dart: l’impatto ha rimodellato l’asteroide Dimorphos

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Missione Dart: l’impatto ha rimodellato l’asteroide Dimorphos

Ha riportato in superficie il materiale che si trovava all’interno
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L’impatto della sonda Dart della Nasa sull’asteroide Dimorphos, avvenuto con successo il 26 settembre 2022 a 11 milioni di chilometri dalla Terra, non ha creato un cratere ma ha completamente rimodellato l’intero asteroide, un processo noto come deformazione globale, riportando in superficie materiale che si trovava all’interno.

Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Nature Astronomy e guidato dall’Università svizzera di Berna, al quale hanno partecipato anche molti ricercatori italiani di Politecnico di Milano, Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova, Roma e Trieste, Istituto di Fisica Applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze e Agenzia Spaziale Italiana. 

Il fenomeno di rimodellamento è stato reso possibile dal fatto che Dimorphos risulta essere formato da un ammasso di detriti lasciati dal suo compagno, l’asteroide Didymos, e tenuti insieme da forze relativamente deboli. I risultati ottenuti potrebbero avere importanti implicazioni per le future missioni spaziali come Hera dell’Agenzia Spaziale Europea, diretta proprio verso lo stesso obiettivo della sonda Dart, la cui partenza è prevista per la fine del 2024.

I ricercatori guidati da Sabina Raducan hanno effettuato simulazioni estremamente accurate dello scontro tra Dimorphos e Dart: quelle che più si sono avvicinate a ciò che è realmente avvenuto suggeriscono che l’asteroide è molto debole, con caratteristiche simili a Bennu, i cui campioni sono stati riportati sulla Terra lo scorso anno dalla missione Osiris-Rex della Nasa, e Ryugu, dal quale sono stati prelevati frammenti grazie alla sonda giapponese Hayabusa 2 attualmente sotto esame anche in Italia. La missione volta a cambiare la traiettoria dell’oggetto celeste non ha, dunque, avuto conseguenze solo sul punto di impatto, ma ha modificato in maniera estesa la sua struttura complessiva.



“Le simulazioni presentate sono al momento le più complete, in quanto tengono conto di modelli numerici ed esperimenti di laboratorio, ma soprattutto perché partono dall’analisi delle immagini ottenute ‘sul posto’ da LiciaCube, il cubesat tutto italiano che ha testimoniato l’impatto di Dart su Dimorphos”, osserva  Elisabetta Dotto dell’Osservatorio di Roma dell’Inaf, tra le autrici dello studio. Il mini-satellite è stato coordinato e gestito da Asi e realizzato da Argotec, e il suo team scientifico, coordinato dall’Inaf, ha compreso anche l’Ifac-Cnr, il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e l’Università Parthenope di Napoli.

“Il lavoro appena pubblicato – aggiunge Dotto – è un’ulteriore conferma del successo del progetto LiciaCube, il primo satellite della sua classe di dimensioni che, viaggiando a circa 6 chilometri al secondo, ha acquisito e inviato a Terra immagini uniche degli effetti prodotti dalla prima missione di difesa planetaria”. Le simulazioni indicano che “l’impatto di Dart ha causato la deformazione globale di Dimorphos”, prosegue la ricercatrice. “La prossima missione Hera dell’Esa, che verrà lanciata a ottobre di quest’anno e che arriverà al sistema binario composto da Didymos e Dimorphos nel 2028, potrebbe non riuscire a individuare un cratere ben definito prodotto dall’impatto, piuttosto un asteroide in gran parte rimodellato”.

“In ogni caso – conclude Dotto -l’impatto di Dart su Dimorphos non ha alterato l’orbita dell’intero sistema asteroidale binario, che è rimasto sulla sua traiettoria intorno al Sole senza alcuna conseguenza globale”. Questo anche se la traiettoria di Dimorphos è stata effettivamente modificata: ora l’asteroide orbita intorno al proprio compagno circa 33 minuti più velocemente.

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