Gli iceberg dell’Antartide risolveranno davvero la crisi idrica degli Emirati Arabi Uniti?

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Gli iceberg dell’Antartide risolveranno davvero la crisi idrica degli Emirati Arabi Uniti?

L’UAE Iceberg Project è ora economicamente, tecnicamente e commercialmente fattibile? Si comincia dall’Emirato di Fujairah
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Vedere colossali iceberg galleggiano al largo delle torride coste degli Emirati Arabi Uniti (UAE) potrebbe non essere più solo un folle sogno fantascientifico: secondo la National Advisor Bureau Limited, una compagnia privata di Abu Dhabi, «Entro il 2020, gli iceberg dell’Antartide saranno la più grande attrazione turistica degli Emirati Arabi Uniti». Infatti, la compagnia ieri ha annunciato l’avvio di un pionieristico progetto per trainare gli iceberg dall’Antartide fino alle coste di  Fujairah, uno delle 7 minuscole monarchie petrolifere che gli Emirati Arabi Uniti. Il tutto dovrebbe costare oltre 50 milioni di dollari.

«Ora, l’UAE Iceberg Project è un’idea economicamente, tecnicamente e commercialmente fattibile: una volta completato nel 2020, ciò significherà la fine della scarsità d’acqua nella regione e gli Emirati Arabi diventeranno uno dei maggiori esportatori di acqua dolce al mondo» ha detto in un’intervista al Khaleej Times  Abdullah Mohammed Sulaiman Al Shehi, l’amministratore delegato della National Advisor Bureau Limited.

La compagnia  aveva già fatto scalpore nel maggio 2017 quando aveva annunciato per la prima volta il progetto, ma poi era scomparsa dopo che il governo degli Emirati Arabi Uniti ha negato qualsiasi coinvolgimento nel progetto. Al Shehi spiega: «Negli ultimi 5 anni, stavamo facendo lo studio di fattibilità e ora abbiamo sviluppato una tecnologia unica per trainare gli iceberg con il minimo scioglimento durante il trasporto».  Al Shehi  ha assicurato che i dettagli della tecnologia saranno annunciati entro la fine dell’anno, intanto ha detto di avere già a disposizione potentissimi rimorchiatori in grado di trainare gli iceberg che pesano fino a 100 milioni di tonnellate o più e ha aggiunto: «Il primo passo consiste nel localizzare e selezionare gli iceberg usando l’imaging satellitare: le correnti marine verso nord saranno la forza principale che sposterà gli iceberg colossali e i rimorchiatori aiuteranno e guideranno gli iceberg nei loro spostamenti. Al Shehi è noto anche per essere l’autore di Filling the Empty Quarter, un libro che illustra idee folli per recuperare acqua dolce e secondo lui, «Ci vorrà qualcosa fino a 9 mesi per completare il trasporto dell’iceberg dall’Antartide a Fujairah.Il costo e il tempo variano enormemente a seconda delle dimensioni e della forma dell’Iceberg. Stiamo valutando un costo che partirà da 50 milioni di dollari e potrà arrivare anche a 120 milioni di dollari. Ora non è prevedibile. Il progetto è completamente finanziato da privati. Una volta che l’iceberg sarà in mare aperto, la compagnia inizierà a raccogliere acqua potabile per i consumatori. I blocchi di ghiaccio saranno staccati dalla superficie, gettati in acqua e poi immagazzinati in grandi serbatoi».

La calotta glaciale antartica è la più grande della Terra e contiene oltre il 60% dell’acqua di mare dolce del mondo. Al Shehi ricorda che «Il riscaldamento globale sta causando la fusione del ghiaccio causando uno spreco di milioni di litri d’acqua, quando 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo vivono senza accesso all’acqua pulita, secondo le stime dell’Onu, entro il 2030, più del 50% della popolazione mondiale potrebbe trovarsi di fronte a una carenza idrica: il progetto iceberg intende sostenere la risposta a calamità idriche come la siccità in tutto il mondo e sostenere altri progetti idrici volti a promuovere il lavoro umanitario».

La prima fase del progetto è prevista per la seconda metà del 2019: «Nella fase di prova – spiega ancora Al Shehi sul Khaleej Times  – traineremo un iceberg verso la costa di Perth in Australia o a Città del Capo in Sud Africa. Studieremo l’effetto delle onde e del caldo,  le condizioni meteorologiche adeguate e impareremo anche a tracciare la rotta giusta per il traino».

Per quanto riguarda le leggi e le autorizzazioni internazionali necessarie per attuare il progetto, l’amministratore delegato della National Advisor Bureau Limited  ha fatto notare che «L’High Sea Code  afferma che gli iceberg sono una risorsa idrica e possono essere sottoposti all’acquisizione da parte di privati ​​e trasferiti in qualsiasi parte del mondo. Non è richiesta un’autorizzazione governativa per portare l’iceberg negli Emirati Arabi, dato che stazionerà in acque internazionali al largo delle coste del Paese. Quel che è anche importante è che non stiamo prendendo di mira gli iceberg in Antartide, ma rimorchieremo gli iceberg che si sono staccati e galleggiano in alto mare a circa 3.000 miglia di distanza dall’Antartide».

Al Shehi  è convinto che avere degli iceberg che galleggiano potrebbe anche portare dei benefici climatici per gli Emirati Arabi Uniti, dove si registrano pochi centimetri di pioggia all’anno: «Gli iceberg attirerebbero le nubi sul Mar Arabico fino al centro degli iceberg, creando così un vortice che causerà precipitazioni e contribuirà anche a fornire acqua fresca alla regione, rendendo gli Emirati Arabi Uniti un hub per esportare l’acqua nel mondo Inoltre, saremo il primo Paese del deserto a offrire il turismo glaciale e le persone non dovranno più recarsi in Antartide per vedere gli iceberg».

C’è un piccolo problema: che effetto avranno gli iceberg sul delicato ambiente marino e costiero del Golfo Persico – e dell’Oceano Indiano dove si affaccia Fujairah – già pesantemente stressato dall’estrazione di petrolio e gas e dall’intenso traffico navale commerciale e militare? E poi cosa ne penserà il potente e scomodo nemico degli Emirati Arabi Uniti, l’Iran, degli iceberg antartici ancorati proprio davanti alle sue coste? E anche l’Oman confinante col Fujairah sarà contento di questo esperimento che avrà conseguenze anche sul suo mare ricco di vita e che si sta aprendo al turismo?

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