Il caldo è, e sarà in futuro, il killer silenzioso di centinaia di milioni di poveri
Il più grande pericolo imminente legato al clima. Tetti riciclati per vincere la sfida?
www.greenreport.it
In un’inchiesta scritta per la Thomson Reuters Foundation, Thin Lei Win e Jatindra Dash raccontano la storia di una operaia edile 35enne, Sabitri Mahanand, che vive alla periferia di Bhubaneswar, la capitale dello Stato dell’Odisha, nell’India orientale, passando le sue giornate trasportando pile di mattoni sulla testa e che teme che arrivi un’altra estate calda come quella del 2015, quando il rischio di essere colpiti da un’insolazione era altissimo. Ma a casa non va meglio: «Quando la giornata di lavoro è finita, sono così stanca che spesso non voglio cucinare, ma non ho scelta – spiega Mahanand, asciugandosi il sudore dal viso con un panno avvolto intorno alla vita – Dobbiamo mangiare io, mio marito e mio figlio».
L’antica città di Bhubaneswar è una delle poche aree dell’Asia meridionale ad avere un piano di emergenza per il caldo e il governo dell’Odisha ha chiesto ai suoi dipartimenti di mettere in atto delle misure preventiva per affrontare le ondate di calore di questa estate.

Il mondo viene da tre anni cionsecutivi di caldo record e l’aumento della temperatura globale potrebbe avere gravi impatti sulla salute, il lavoro e i rifornimenti alimentari di base per centinaia di milioni di persone. Tra i più a rischio ci sono i poveri che vivono nelle baraccopoli urbane dei Paesi in via di sviluppo, che non hanno a disposizione le tecnologia di cui disponiamo nei Paesi ricchi per climatizzare le nostre case.
Secondo un recente studio condotto da ricercatori britannici, anche se il mondo, nonostante Donald Trump, fosse in grado di limitare l’aumento della temperatura globale di 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali, come previsto dalla più ottimistica ipotesi dell’Accordo di Parigi, entro il 2050, ogni anno in megalopoli come Lagos in Nigeria e Shanghai in Cina circa 350 milioni di persone in potrebbe ancora essere esposti a ondate di caldo mortali ogni anno.
Le stime dell’Institute for social and environmental transition-international (Ist-International) e del National center for atmospheric research (Ncar) sono ancora peggiori: «Entro la metà del secolo, nella sola valle inferiore del Gange, circa 300 milioni di indiani e bengalesi non avranno a disposizione l’energia sufficiente per far funzionare ventilatori elettrici o l’aria condizionata per combattere l’aumento delle temperature».
