Enea: in Sardegna c’è il “giacimento” di energia dal mare più grande del Mediterraneo
Produrre 1kW/h di energia dalle onde passerà da 0,2 €/kWh nel 2025 a 0,1 €/kWh nel 2035
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Secondo un’analisi dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), presentata a Cagliari in occasione della “Giornata Europea del Mare”, «La Sardegna è l’area dell’intero Mediterraneo che potrebbe produrre più energia dal mare, con un potenziale di 13 kW per metro di costa, un valore molto simile a Stati Ue più all’avanguardia nello sviluppo di questa fonte rinnovabile come la Danimarca. Il primato nell’isola spetta soprattutto all’area nord occidentale nei pressi di Alghero e a quella a sud-ovest».

Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio modellistica climatica e impatti Enea e delegato nazionale al Temporary Working Group “Ocean Energy” del SET-Plan (Strategic Energy Technology Plan), che ha curato lo studio, “La Sardegna dispone di un enorme giacimento di energia rinnovabile, tutto ancora da sfruttare”, spiega: «Abbiamo calcolato che un mini parco marino da 3 MW, realizzato con gli attuali dispositivi offshore al largo di Alghero, potrebbe produrre oltre 9,3 GWh/anno, riuscendo a soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di oltre 2mila famiglie».
Dalle elaborazioni Enea emerge che «Il maggiore potenziale energetico del mare della Sardegna occidentale è il doppio rispetto a quello del Canale di Sicilia (7 kW/m), oltre tre volte superiore ai 4 kW per metro di costa del basso Tirreno, più che quadruplo di quello di Ionio e Medio Tirreno (3 kW/m) e di circa 6 volte quello del Mar Ligure (2,5Kw/m) e dell’Adriatico (2 kW/m in media)».
Sannino aggiunge: «Attualmente la produzione di energia dalle onde soddisfa lo 0,02% della domanda energetica in Europa, ma se, come previsto, si arrivasse a coprire il 10% del fabbisogno energetico europeo[1] entro il 2050 con lo sfruttamento combinato anche delle maree, sarebbe possibile produrre energia per due intere nazioni come Francia e Grecia, oppure sostituire 90 centrali elettriche a carbone, ossia un terzo degli impianti europei attualmente in funzione. Inoltre, si ridurrebbe in modo significativo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, che oggi genera una bolletta da 400 miliardi di euro l’anno, dovendo coprire oltre il 50% dei consumi».
