Il riscaldamento globale potrebbe essere il doppio di quanto previsto dai modelli climatici
Secondo un nuovo studio finora potremmo non aver tenuto conto degli impatti a lungo termine
www.greenreport.it
Lo studio “Palaeoclimate constraints on the impact of 2 °C anthropogenic warming and beyond” da poco pubblicato su Nature Geoscience da un folto team internazionale di ricercatori di 17 Paesi è di quelli che dovrebbero g far preoccupare molto l’opinione pubblica mondiale e soprattutto i governi, infatti, come spiegano all’Australian Research Council’s Centre of Excellence for Climate System Science, «Il futuro riscaldamento globale potrebbe essere due volte più caldo di quanto previsto dai modelli climatici negli scenari business-as-usual e anche se il mondo centerà i 2° C i livelli del mare potrebbero aumentare di 6 metri o più». Il team guidato dallo svizzero Hubertus Fischer di Klima und Umweltphysik (KUP) dell’università di Berna ha studiato la risposta a lungo termine del Sistema Terra in futuro utilizzando periodi nella storia del clima più caldi di quelli preindustriali. R dimostra che «Gli ecosistemi marini e terrestri cambieranno spazialmente e il livello del mare aumenterà di diversi metri nel corso delle prossime migliaia di anni, anche in presenza di scenari di attenuazione rigorosi come previsto nell’accordo di Parigi. Ciò sottolinea la necessità che i modelli climatici includano tali effetti a lungo termine per prevedere l’intero spettro dei futuri cambiamenti del Sistema Terra».
I risultati dello studio si basano sui dati provenienti da tre periodi caldi verificatisi negli ultimi 3,5 milioni di anni, quando il nostro pianeta era da 0,5 a 2 C più caldo rispetto alle temperature pre-industriali del XIX secoloe ha anche rivelato come ampie aree delle calotte polari potrebbero collassare e che cambiamenti significativi negli ecosistemi potrebbero trasformare il deserto del Sahara in una distesa verdeggiante, mentre i margini delle foreste tropicali potrebbero trasformarsi in savane dominate dagli incendi.

Fischer spiega che «Le osservazioni dei periodi di riscaldamento del passato suggeriscono che un certo numero di meccanismi di amplificazione, che sono scarsamente rappresentati nei modelli climatici, aumentano il riscaldamento a lungo termine ben oltre le proiezioni del modello climatico. Questo suggerisce che il bilancio del carbonio per evitare i 2° C del riscaldamento globale potrebbe essere molto più piccolo del previsto, lasciandoci molto poco margine di errore per raggiungere gli obiettivi di Parigi«.
Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno esaminato tre dei periodi caldi meglio documentati, il massimo termico dell’Olocene (5000-9000 anni fa), l’ultimo periodo interglaciale (129.000-116.000 anni fa) e il periodo medio pliocenico (3.3- 3 milioni di anni fa) e gli scienziati australiani che hanno partecipato allo studio spiegano a loro volta che «Il riscaldamento dei primi due periodi è stato causato da cambiamenti prevedibili nell’orbita terrestre, mentre l’evento del Pliocene medio è stato il risultato di concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica che erano a 350 – 450 ppm, molto simili a quelle odierne».
