E’ di Nefertiti la nuova camera sepolcrale che si potrebbe trovare presso la tomba di Tutankhamon?
I recenti risultati ottenuti da un team italiano per mezzo di tecniche geofisiche integrate non invasive individuano anomalie nel sottosuolo presso la tomba di Tutankhamon e in alcuni settori nella Valle dei Re. Queste anomalie potrebbero rivelare nuove camere sepolcrali riconducibili alla mitica Regina Nefertiti?
di Maria Di Nezza
tratto da ingvambiente.com
La Valle dei Re in Egitto, situata lungo la parte meridionale del fiume Nilo presso Luxor lโantica Tebe, non รจ un sito archeologico qualunque. Ogni anno questo complesso sepolcrale attira numerosi visitatori ma anche molti ricercatori internazionali operanti in diversi ambiti disciplinari. Qui la ricerca archeologica non รจ mai terminata e di recente si sta rivelando anche un laboratorio scientifico dove mettere a disposizione le diverse competenze al fine di apportare nuove conoscenze alla storia dellโantico Egitto.
Negli ultimi anni a riaccendere il dibattito accademico storico-archeologico sono i risultati ottenuti da alcune prospezioni geofisiche effettuate nel ramo orientale della Valle e in parte di quello occidentale.
La scoperta della tomba di Tutankhamon il faraone adolescente (denominata KV62), fu del tutto casuale e avvenne il 4 novembre 1922 ad opera dellโegittologo britannico Howard Carter (qui una interessante raccolta di immagini riprese allโapertura della tomba nel 1922). A quasi cento anni da quella memorabile impresa un team italiano pone nuovi interrogativi su alcune interessanti caratteristiche del sito. La speranza รจ sempre la stessa: quella di individuare un giorno la tomba della mitica regina Nefertiti, prima โfirst lady della storiaโ.
Intorno alla figura di Nefertiti sono nate leggende di intrighi e tradimenti. Una sola cosa al momento รจ certa: la sua bellezza era ineguagliabile al pari del suo potere.
Zahi Hawass, noto egittologo ed ex Ministro Egiziano delle Antichitร , ha speso una vita a scovare indizi e a mettere insieme pezzi per definire lโesatta ubicazione della tomba senza ottenere, per il momento, apprezzabili risultati.
Negli ultimi anni perรฒ qualcosa รจ cambiato.ย
Un nuovo slancio alla ricerca della tomba della regina รจ stato dato anche grazie allโapplicazione delle tecniche geofisiche impiegate con successo, dallโinizio di questo millennio,ย in ambito archeologico.
Negli ultimi quattro anni un team italiano composto da un gruppo di geofisici coordinati dal professor Franco Porcelli del Politecnico di Torino, sono stati chiamati ad investigare la KV62 in seguito ad una diatriba nata sulla possibilitร che la tomba potesse celare un tesoro ancora piรน grande: la tomba di Nefertiti.
La diatriba รจ nata nel corso del 2015, quando lโegittologo Nicholas Reeves osservรฒ alcune immagini ad alta risoluzione ottenute con il laser scanner delle pareti della della tomba KV62. Dallโanalisi Reeves notรฒ che le pitture dei cartigli delle pareti nord ed ovest della camera sepolcrale sembravano identificare le tracce di due porte sigillate. Questo dava conferma alla sua teoria secondo cui la tomba KV62 era stata costruita in realtร per la regina Nefertiti e requisita in seguito a causa dellโimprovvisa e prematura morte del giovane faraone che regnรฒ dal 1333 al 1323 a. C. morendo a soli 18 anni. Tale ipotesi portรฒ Reeves ad avanzare la teoria che, dietro le pareti della camera, si potesse celare la tomba di Nefertiti. I risultati della campagna di Reeves sono pubblicati in questo rapporto tecnico.
Nel novembre dello stesso anno il Ministero Egiziano dellโAntichitร le ingaggiรฒ il giapponese Hirokatsu Watanable per eseguire una nuova indagine. Il rilievo venne effettuato con la tecnica geofisica non invasiva del georadar (GPR, Ground Penetrating Radar) e confermรฒ la teoria di Reeves rilevando (Figura 1) la presenza di due spazi vuoti dietro i muri (Figura 2). Inoltre venne dichiarato che le due cavitร probabilmente contenevano oggetti โmetalliciโ e โorganiciโ.

In base a questi risultati lโallora Ministro delle Antichitร , Mamdouh Eldamaty, dichiarรฒ che le probabilitร di avere una stanza nascosta fossero del 90 per cento. Questa poteva rivelarsi la โscoperta del secoloโ, ma prima di avviare esplorazioni archeologiche del sito, in genere molto costose, si voleva avere la certezza dellโesistenza delle stanze nascoste.

Nel marzo 2016 unโulteriore indagine georadar eseguita dal geofisico americano Dean Goodman, per conto della National Geographical Society, confutรฒ i risultati delle precedenti indagini non rilevando alcuna anomalia riconducibile alla presenza di stanze celate dietro le pareti. Anzi il geofisico affermรฒ al National Geographic News che โSe avessimo un vuoto, dovremmo avere una forte riflessione. Ma semplicemente non esiste. I dati radar possono spesso essere soggettivi. Ma in questo particolare sito, non lo รจ. ร bello in un sito cosรฌ importante avere risultati chiari e convincenti.โ.
Nel mese di marzo il Ministro Mamdouh Eldamaty venne sostituito.
Il nuovo Ministro delle Antichitร , Khaled El-Enany, appena insediato, decise di richiamare sul campo lโegittologo di grande esperienza Zahi Hawass.
Inoltre, per dirimere la questione si stabilรฌ di avviare una terza campagna di indagini geofisiche che dal 2017 al 2018 รจ stata eseguita dal team italiano citato, nellโambito del progetto โThe Complete Geophysical Survey of the Valley of the Kingsโ.
Il team del professor Franco Porcelli, oltre allโesplorazione indiretta del sottosuolo della KV62, ha acquisito informazioni su una zona piรน ampia mediante una mappatura tridimensionale di tutta la porzione della Valle circostante lโarea KV62 (Figura 3). Lโindagine geofisica ha previsto una sofisticata tecnica integrata, che ha utilizzato il GPR, la magnetometria e la tomografia di resistivitร elettrica (ERT). Lโutilizzo di diverse tecniche รจ scaturito dallโeterogeneitร e spessore variabile dei terreni affioranti nella Valle dei Re. Essi sono infatti costituiti da ampie zone di riporto, a causa di scavi e depositi alluvionali che mascherano il basamento geologico (costituito dai calcare Tebano, scisto di Esna e Gesso di Dakhla) dove potrebbero essere allocate possibili cavitร riconducibili alla presenza di tombe. I risultati sono accessibili sul rapporto tecnico e sulla pubblicazione Porcelli et al. 2020.
