Il problema della gestione ambientale delle miniere sottomarine di profondità
“MiningImpact”: «La diversità ecologica nelle profondità marine è enorme»
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Quali sarebbero le conseguenze per gli ecosistemi degli abissi se si dovesse iniziare l’estrazione dei depositi sottomarini di minerali? Un simile sfruttamento essere condotto in modo ecologicamente accettabile? E come possono essere applicate le norme minerarie a migliaia di metri di profondità? Sono le domande alle quali per tre anni ha cercato di rispondere il team di ricercatori del progetto europeo “MiningImpact” provenienti da 11 Paesi e da 25 istituzioni scientifiche (per l’Italia il Cnr), coordinati dal Geomar Helmholtz Center for Ocean Research di Kiel. Risposte che sono state presentate durante il meeting finale del progetto che si è svolto qualche giorno fa al Museo di Storia Naturale di Londra. Inoltre, “MiningImpact” ha presentato anche le sue raccomandazioni per la protezione dell’ambiente marino.
“MiningImpact” è stato finanziato con 9,5 milioni di euro da una joint venture di ministeri della ricerca di 11 Paesi europei (Italia, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania e Svezia) nell’ambito della Joint Program Initiative Healthy and Productive Seas (JPI Oceans).
I progetti JPI Oceans MiningImpact sono stati avviati dal ministero Federale tedesco della pubblica Istruzione e della ricerca che ha messo a disposizione per 118 giorni la nave da ric erca scientifica RV Sonne per una spedizione nell’Oceano Pacifico, el corso di tre crociere, i ricercatori hanno mappato gli habitat, studiato ecosistemi marini di profondità e il loro funzionamento, oltre a prevedere e identificare le implicazioni ambientali della rimozione dei noduli e del sedimento, la dispersione dei sedimenti in mare e la devastazione causata dalle attività estrattive. Il progetto è iniziato nel gennaio del 2015 ed durato 36 mesi.

 
								
				 
				
								
										
			 
	
											