Artico, temperature alle stelle. Gli scienziati: è un feedback loop che non possiamo fermare?
Nonostante La Niña, il pianeta continua a scaldarsi e il ghiaccio a sciogliersi a un ritmo “spaventoso”
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Il dicembre 2017 è stato quello più caldo mai registrato nell’Artico e il 2018 ha già stabilito una serie di record per l’estensione minima di ghiaccio marino invernale. Sfortunatamente per tutti noi, i climatologi sembrano proprio avere ragione: ci avevano avvertito da molti anni che sarebbe successo e anche che quel che accade nell’Artico non rimane nell’Artico, ma ha ripercussioni fortissime sul resto del pianeta.

Come ha spiegato in una e-mail inviata a ThinkProgress Mike Mann – lo scienziati che la scorsa settimana ha vinto che ha vinto l’ AAAS Public Engagement con Science Award 2018 dell’American association for the advancement of science – la situazione è ancora peggio di quanto si presumesse: «Molto tempo fa avevamo previsto che nell’Artico il riscaldamento sarebbe stato più forte a causa del circolo vizioso dello scioglimento dei ghiacci e del riscaldamento degli oceani. Ma quello che non ci aspettavamo è il modo in cui il cambiamento dei modelli di vento potrebbe accelerare questo processo e, insieme ad esso, una serie di brutte sorprese associate». Secondo Mann, queste sorprese includono «Il rallentamento delle correnti oceaniche e i modelli meteorologici in Nord America, legati a condizioni meteorologiche estreme come siccità , incendi, inondazioni e supertempeste».
Su ThinkProgress, Joe Romm evidenzia che a tutto questo si aggiungono agli impatti “cattivi” associati che gli scienziati avevano previsto che sarebbero stati innescati dal riscaldamento dell’Artico, «come lo scioglimento più rapido della calotta glaciale della Groenlandia , che a sua volta fa aumentare la velocità nell’innalzamento del livello del mare che gli scienziati hanno segnalato la settimana scorsa».
