Lo stress climatico può provocare il collasso delle infrastrutture. La lezione della antica città di Angkor in Cambogia
Il collasso di una sofisticata rete idrica ha portato alla scomparsa della civiltà medioevale cambogiana
www.greenreport.it
Lo studio “The demise of Angkor: Systemic vulnerability of urban infrastructure to climatic variations”, pubblicato su Science Advances da un team multidisciplinare dell’università di Sydney e dell’École française d’Extrême-Orient, parte da un passato lontano per parlarci del nostro presente e del futuro che ci aspetta.
I ricercatori australiani e francesi hanno utilizzato un sofisticato sistema di mappatura per scoprire i fattori esterni e le vulnerabilità infrastrutturali che hanno portato alla caduta dell’antica Angkor, e i risultati sono un avvertimento per le nostre città moderne.
La caduta di Angkor ha sconcertato a lungo storici, archeologi e scienziati e lo studio fa un passo avanti verso la scoperta di ciò che ha portato alla scomparsa della città cambogiana e della raffinata civiltà che aveva costruito il complesso sistema di canali, bacini idrici e argini, I ricercatori spiegano che «Un tempo Angkor era la più grande città del mondo, copriva un’area di circa 1000 km2. Tuttavia, nel XV secolo vide un massiccio calo della popolazione».
Il team multidisciplinare guidato da Mikhail Prokopenko , direttore del Complex Systems Research Group dell’università di Sydney e da Daniel Penny, direttore del Greater Angkor Project, ha scoperto che «La città medievale ha subito uno stress climatico esterno associato a un sovraccarico infrastrutturale all’interno». La mappatura ha dimostrato che il sistema di canali era vulnerabile agli eventi meteorologici estremi.
Alla fine del XIV secolo, il clima del Sud-Est asiatico divenne improvvisamente molto più piovoso di prima. Gli scienziati sospettavano da tempo che il cambiamento dei modelli climatici e delle piogge avesse qualcosa a che fare con il declino di Angkor. Il nuovo studio fornisce un’analisi quantitativa di come le cose sono andate storte. I ricercatori hanno usato il loro computer model per mappare 1.013 canali e altre strutture che governavano il flusso dell’acqua e le 617 connessioni di questa rete e hanno così calcolato come un’inondazione avrebbe potuto danneggiare le diverse parti della rete idrica.
